Il capitano Mölgg riparte dal gigante «Siamo carichi»
Mölgg a 38 anni affila le armi: «Dopo gli infortuni sono pronto alla stagione del mondiale»
La sua prima uscita da un cancelletto di coppa del mondo, a Bormio nel 2003, a 19 anni. Ottobre 2020: «Domenica sarò al via a Sölden» annuncia Manfred Mölgg, 38 inverni, una lunga carriera di successi, due gravi infortuni, l’ultimo il gennaio scorso ad Adelboden quando il ginocchio fece crac.
Ma «Manni» ha un leone nel cuore, ed eccolo ancora lì ad azzannare i pali con la stessa famelica voracità di allora. È la fiamma dello stesso fuoco di quel mattino di 17 anni fa. Sabato le donne, domenica i maschi; come da tradizione la coppa del mondo alza il sipario sul ghiacciaio del Rettenbach, per il gigante di Sölden; stavolta niente bagno di folla, zero pubblico, tra mascherine, «bolle» e distanziamenti. Si comincia così e, visti i tempi che corrono, non è poco…
Mölgg, come vivendo la squadra questa situazione?
«Il nostro è uno sport all’aperto, portiamo la mascherina, stiamo distanziati, siamo sempre tra di noi, in gruppo. Ci atteniamo alle regole; facciamo i tutti i tamponi. Speriamo che prima o poi tutto si risolva, ance se non sarà facile. Noi siamo già contenti di poter iniziare la coppa del mondo; speriamo di poter proseguire, pur senza pubblico: è importante che tutto lo sport vada avanti, anche per il nostro movimento e tutti gli appassionati che attendono il via della stagione».
Il team azzurro I ragazzi li vedo bene, fanno il massimo Speriamo di dare in gara tutto quello di buono che si vede negli allenamenti
Il protocollo Fis è rigido…
«Faremo i tamponi 72 ore prima di ogni gara; agli allenatori viene assegnato un colore, agli atleti un altro. Nessun contatto con l’esterno, siamo in bolla, con la mascherina e distanziati».
Veniamo a lei. È pronto al rientro dopo l’infortunio?
«Sono molto sereno, è andato tutto bene, niente dolore. Sono rientrato alla grande e ho ripreso a sciare bene, con sensazioni positive. Lo slalom è l’obiettivo, ma faccio anche il gigante. Sono a buon punto, e abbiamo deciso che sarò al via domenica. Mi sento di fare la gara: è dura, partirò con un pettorale alto, ma mi farà bene anche per gli slalom che inizieranno a dicembre in Italia, in Alta Badia e a Madonna di Campiglio».
Quali sono le sue aspettative per questa stagione?
«È la stagione del mondiale, e sono stracontento. In slalom parto col pettorale attorno al 20, sebbene fossi settimo-ottavo al mondo. Non le condivido, ma le regole son queste. Il mondiale a Cortina è vicino a casa mia, fantastico. Prima però bisogna qualificarsi, e siamo in tanti a potercela fare. Io spero di essere lì a giocarmela».
Lei è il capitano: com’è il morale della truppa?
«Sono tanti anni che son qua (ride, ndr). Il ruolo di capitano mi riempie d’orgoglio, coi ragazzi ci diamo la carica a vicenda, e ci divertiamo. Li vedo sciare bene; c’è qualcosa di diverso, spero possano dimostrare in gara ciò che fanno in allenamento. Abbiamo una bellissima squadra».
I suoi favoriti per la coppa?
«I nomi che girano sono sempre gli stessi. Per me il favorito è Pinturault, ma anche quest’anno dovrà vedersela con Kilde, Kristoffersen e i giovani emergenti».
Tecnicamente che pista è il Rettenbach?
«Sul Rettenbach ho sempre fatto un po’ fatica, sebbene nel 2012 arrivai secondo dietro a Ligety e davanti a Hirscher. Nel 2007 feci un sesto posto. Sul muro devi difenderti e tenere il ritmo, poi sul lungo piano finale bisogna portare tanta velocità per venti interminabili secondi decisivi. Lì ti giochi la gara».
Un saluto ai tifosi?
«Peccato non ci possa essere il pubblico, sempre numeroso a Sölden, ma sono sicuro che saranno in tanti a fare il tifo per noi davanti alla televisione. Per ora».