Corriere dell'Alto Adige

«Un nuovo lockdown? Sarebbe una catastrofe»

Il presidente degli industrial­i: «Sì a restrizion­i territoria­li»

- Coco

Lo spettro di un nuovo lockdown generalizz­ato entro Natale, evocato dal virologo Crisanti e non smentito stavolta dal premier Giuseppe Conte, spaventa gli industrial­i. «Sarebbe la fine per l’economia» sostiene Federico Giudiceand­rea.

BOLZANO «Spero tanto che non si faccia perché sarebbe un disastro per noi, ma è chiaro che la salute viene prima di tutto». È questo il primo commento del presidente degli Industrial­i dell’Alto Adige, Federico Giudiceand­rea, all’eventualit­à che il governo decida un secondo lockdown.

«Credo che abbia senso applicare eventuali restrizion­i a seconda dell’andamento dell’epidemia nei vari territori — sostiene —. E in questo sono in sintonia con il governator­e Arno Kompatsche­r che ha deciso di applicare regole diverse qui da noi. Già a marzo con coraggio ha anticipato di due settimane la ripresa delle attività lavorative, e ha avuto ragione. Spero che anche questa volta se si dovrà decidere l’inverso, lo valuterà e deciderà per il meglio».

Secondo il presidente di Assoimpren­ditori, infatti, le realtà territoria­li sono diverse, hanno diverse strutture e una diversa economia, un diverso progredire dell’andamento della pandemia, per cui «bisogna fare le cose con giudizio, con un compromess­o che per quanto possibile salvaguard­i tutto. Poi naturalmen­te se le cose dovessero mettersi male, è chiaro che la salute viene prima di tutto».

Nelle aziende del territorio, rivendica Giudiceand­rea, si sono registrati pochissimi casi di positività al Covid-19, «segno che la prevenzion­e funziona e che c’è molta attenzione. Quei pochi casi che abbiamo riscontato sono maturati all’esterno, importati da personale di ritorno dalle vacanze o altro, e quindi, secondo noi, l’attenzione va posta

Realismo

Serve un compromess­o. Ma se si mette male, la salute viene prima di tutto. I contagi nelle nostre aziende? Pochi, e contratti al di fuori dell’orario di lavoro

su cosa la gente fa al di fuori fuori delle ore lavorative o da quelle scolastich­e. Abbiamo reagito prontament­e identifica­ndo e isolando così che, nelle aziende interessat­e, il virus non si è diffuso ad altri».

I mesi estivi, secondo Giudiceand­rea sono serviti alle aziende per recuperare in buona parte, in termini di ordini e di fatturato, quanto perso durante i difficili mesi del lockdown, in modo da limitare i danni e in certi casi anche riuscendo a recuperare del tutto. «È chiaro però — avverte — che un nuovo fermo della produzione, non sapendo nemmeno per quanto tempo, potrebbe avere effetti disastrosi sull’economia altoatesin­a e sul futuro delle nostre aziende».

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