I molti veleni dentro Caritas Valente sotto tiro
Il direttore accusato da alcuni dipendenti. Lui denuncia: «Questa è diffamazione»
Maltrattamenti, umiliazioni, gestione autoritaria: una lettera di alcuni dipendenti e sindacati accusa Paolo Valente. Il direttore Caritas: «È diffamazione».
BOLZANO La mail è anonima e inviata tramite un servizio di posta elettronica criptata, ma gli autori si definiscono «collaboratori della Caritas Diocesi Bolzano Bressanone» e «denunciano la gestione autoritaria, intimidatoria, denigratoria e opaca della direzione composta da Paolo Valente, e Verena Mengin, assistente alla direzione». Accuse pesanti, che hanno spinto Valente a presentare denuncia per diffamazione contro ignoti anche perché nella lunga mail si parla esplicitamente di «abuso di potere, trattamenti raccapriccianti, maltrattamenti, tensioni» e addirittura, in merito al contagio da coronavirus degli operatori di una casa di accoglienza, si ipotizza «una gestione inadeguata della situazione».
Gli anonimi accusatori spiegano che «le informazioni sono tutte verificabili» e indicano una serie di ex collaboratori e sindacalisti da contattare. Ma quali sarebbero, secondo gli accusatori, le colpe del direttore? «Il primo atto opaco della nuova gestione — si legge — è stata la nomina dell’assistente di direzione, assunta appena un anno prima senza alcuna esperienza nel settore sociale. Il controllo verso i livelli inferiori diventa sempre più asfissiante con il totale appiattimento dei responsabili d’area. Alcuni vengono sottoposti a continua pressione con richieste illogiche senza alcuna considerazione del loro alto livello di specializzazione. Chi osa procedere autonomamente viene rimproverato».
Nella lunga mail non c’è traccia di esplicite irregolarità derivanti dal presunto «modello dirigista» denunciato dagli accusatori. A inizio dicembre, comunque, il malcontento di alcuni era sfociato nell’organizzazione di un’assemblea sindacale alla quale avevano partecipato un centinaio dei 320 dipendenti: all’assemblea, alla quale proprio Valente aveva chiesto a tutti di partecipare, aveva preso la parola per protestare solo una minoranza di dipendenti. «Io ho avuto la sensazione che il malcontento fosse di tante persone. Il problema principale è che non si sentono riconosciuti adeguatamente nel loro lavoro e nel loro ruolo» sostiene la sindacalista Cisl Ulrike Egger, mentre dalle altre sigle sindacali presenti (Uil, Cgil e Asgb) non si sono levate voci dello stesso tenore.
Paolo Valente è dal 1 settembre 2017 il direttore della Caritas diocesana, dopo la sua unificazione tra quella tedesca (contava 180 dipendenti) e quella italiana (una settantina): è nominato nell’incarico dal vescovo Ivo Muser, che anche a fronte di queste recenti polemiche conferma la sua fiducia nel direttore, pur invitando tutti al dialogo. «Prendo sul serio le critiche — commenta il vescovo Muser — Serve un dialogo trasparente, aperto e rispettoso».
Valente, intanto, si difende dalle accuse, inviate ad alcuni giornali ma anche alla Diocesi e direttamente al vescovo: «Su oltre 300 dipendenti, una decina avrà qualche problema e muove quindi delle accuse balorde verso di me. La Caritas attuale — ricorda Valente — è il risultato di un difficile processo di unificazione. Un cambiamento che ha fatto registrare un marcato tasso di resistenza, in una realtà, come quella altoatesina, non priva di tabù e pregiudizi. Se ci fossero veri problemi gestionali, non saremmo in gradi di assistere 30mila persone solo in Alto Adige. In questa vicenda la vittima di mobbing sono io: a qualche dipendente non vado a genio e cerca di farmi dimettere».