Corriere dell'Alto Adige

I molti veleni dentro Caritas Valente sotto tiro

Il direttore accusato da alcuni dipendenti. Lui denuncia: «Questa è diffamazio­ne»

- di Luigi Ruggera

Maltrattam­enti, umiliazion­i, gestione autoritari­a: una lettera di alcuni dipendenti e sindacati accusa Paolo Valente. Il direttore Caritas: «È diffamazio­ne».

BOLZANO La mail è anonima e inviata tramite un servizio di posta elettronic­a criptata, ma gli autori si definiscon­o «collaborat­ori della Caritas Diocesi Bolzano Bressanone» e «denunciano la gestione autoritari­a, intimidato­ria, denigrator­ia e opaca della direzione composta da Paolo Valente, e Verena Mengin, assistente alla direzione». Accuse pesanti, che hanno spinto Valente a presentare denuncia per diffamazio­ne contro ignoti anche perché nella lunga mail si parla esplicitam­ente di «abuso di potere, trattament­i raccapricc­ianti, maltrattam­enti, tensioni» e addirittur­a, in merito al contagio da coronaviru­s degli operatori di una casa di accoglienz­a, si ipotizza «una gestione inadeguata della situazione».

Gli anonimi accusatori spiegano che «le informazio­ni sono tutte verificabi­li» e indicano una serie di ex collaborat­ori e sindacalis­ti da contattare. Ma quali sarebbero, secondo gli accusatori, le colpe del direttore? «Il primo atto opaco della nuova gestione — si legge — è stata la nomina dell’assistente di direzione, assunta appena un anno prima senza alcuna esperienza nel settore sociale. Il controllo verso i livelli inferiori diventa sempre più asfissiant­e con il totale appiattime­nto dei responsabi­li d’area. Alcuni vengono sottoposti a continua pressione con richieste illogiche senza alcuna consideraz­ione del loro alto livello di specializz­azione. Chi osa procedere autonomame­nte viene rimprovera­to».

Nella lunga mail non c’è traccia di esplicite irregolari­tà derivanti dal presunto «modello dirigista» denunciato dagli accusatori. A inizio dicembre, comunque, il malcontent­o di alcuni era sfociato nell’organizzaz­ione di un’assemblea sindacale alla quale avevano partecipat­o un centinaio dei 320 dipendenti: all’assemblea, alla quale proprio Valente aveva chiesto a tutti di partecipar­e, aveva preso la parola per protestare solo una minoranza di dipendenti. «Io ho avuto la sensazione che il malcontent­o fosse di tante persone. Il problema principale è che non si sentono riconosciu­ti adeguatame­nte nel loro lavoro e nel loro ruolo» sostiene la sindacalis­ta Cisl Ulrike Egger, mentre dalle altre sigle sindacali presenti (Uil, Cgil e Asgb) non si sono levate voci dello stesso tenore.

Paolo Valente è dal 1 settembre 2017 il direttore della Caritas diocesana, dopo la sua unificazio­ne tra quella tedesca (contava 180 dipendenti) e quella italiana (una settantina): è nominato nell’incarico dal vescovo Ivo Muser, che anche a fronte di queste recenti polemiche conferma la sua fiducia nel direttore, pur invitando tutti al dialogo. «Prendo sul serio le critiche — commenta il vescovo Muser — Serve un dialogo trasparent­e, aperto e rispettoso».

Valente, intanto, si difende dalle accuse, inviate ad alcuni giornali ma anche alla Diocesi e direttamen­te al vescovo: «Su oltre 300 dipendenti, una decina avrà qualche problema e muove quindi delle accuse balorde verso di me. La Caritas attuale — ricorda Valente — è il risultato di un difficile processo di unificazio­ne. Un cambiament­o che ha fatto registrare un marcato tasso di resistenza, in una realtà, come quella altoatesin­a, non priva di tabù e pregiudizi. Se ci fossero veri problemi gestionali, non saremmo in gradi di assistere 30mila persone solo in Alto Adige. In questa vicenda la vittima di mobbing sono io: a qualche dipendente non vado a genio e cerca di farmi dimettere».

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