Le Pale di San Martino, lo scatto diventa premio
Alessandro Gruzza: «Così ho vinto il Wildlife Photographer»
Tra le migliori foto al mondo a tema natura, quest’anno ce n’è una trentina. È lo scatto realizzato dal fotografo trentino Alessandro Gruzza. Ritrarre le Pale di San Martino nel Trentino orientale e cattura una situazione molto rara, tipica di questa stagione: quando si formano i primi laghetti ghiacciati. La foto ha vinto il Wildlife Photographer of the
year, premio del Natural History Museum di Londra che vede concorrere ogni anno fotografi da tutto il mondo alle prese con uno scatto dedicato alla natura.
«Tutte le immagini vincitrici sono esposte in una sala del museo — spiega Gruzza, 48 anni — in una mostra che poi viaggia in più di sessanta Paesi, Italia compresa. È una decina d’anni che provo a inviare foto. Quest’anno ho avuto la fortuna e l’onore di essere tra i selezionati. La soddisfazione è ancora maggiore perché quella di quest’anno è un’immagine delle nostre montagne, l’ho scattata “nel giardino di casa” non dall’altra parte del mondo».
Anche i fotografi professionisti devono avere fortuna...
«Si erano create delle condizioni magiche, con la neve appena caduta attorno che creava delle linee curve. Ho scattato abbassandomi in ginocchio col treppiede basso: scattare con il grandangolo permette di creare una sorta di profondità nell’immagine, l’occhio dello spettatore viene accompagnato. Il cielo è molto blu perché è l’ora dopo il tramonto ma prima del buio. Quello è un luogo potenzialmente molto bello, vado lì perché ci sono delle belle opportunità, c’è anche una bella salita piuttosto “tosta”, non arrivi là comodamente, e in più ci sono andato col solito carico fotografico sulle spalle. Amo esplorare, sentire la natura, che poi magicamente si può tradurre in una foto accattivante».
Cos’è la natura per lei?
«È parte integrante della mia vita. Il mio lavoro lo sento come una missione, uno stile di vita, il desiderio di trasmettere non solo la bellezza, ma il benessere. La natura si esprime attraverso la bellezza. E la fotografia è uno strumento molto forte e diretto per trasmettere e avvicinare l’uomo alla natura, per far capire che noi proveniamo da essa e che il suo potere può fare bene sia dal punto di vista spirituale che di salute».
Lei tiene anche corsi di fotografia naturale. È un messaggio che riesce a far passare?
«Quando faccio workshop o porto persone in montagna, cerco di trasmettere che la natura ci parla e ci dà delle sensazione benefiche a livello olistico. Il contatto con la natura è la strada per risvegliare certe sensazioni».
È nato fotografo?
«Sono un ingegnere, ho lavorato da dipendente e poi da imprenditore, e fino al 2012 ero socio di maggioranza di un’azienda informatica. Ho sempre avuto un amore innato per la natura, ma la passione per la fotografia è subentrata dopo.A un certo punto volevo seguire la passione, così ho lasciato un lavoro sicuro per scegliere la mia strada. Così la fotografia è diventata il mio unico lavoro dal 2013. E insieme ad Andrea Bianchi, con cui abbiamo fondato il Movimento della Bellezza, sono socio di mountain blog».
Ha un sogno fotografico?
«Il mio primo amore è stato il rinoceronte. A vent’anni ho lavorato come volontario in Zimbabwe per la salvaguardia del rinoceronte nero. Qui da noi è il paesaggio che attira di più, ma mi piacerebbe rivolgere lo sguardo agli animali nel loro ambiente».
Le fotografie possono aiutare a salvare il pianeta?
«Vorrei che fossero uno stimolo a migliorare, mi piacerebbe prendere i politici locali e nazionali e portarli davanti a un tramonto sulle Dolomiti. Dopo penso che sarebbe molto più facile se ne prendessero cura. La mia fotografia penso possa aprire occhi e cuore di quelle persone che decidono se costruire l’ennesima funivia o fare la nuova cava di marmo sul versante della montagna».
Il mio lavoro è come una missione: raccontare la bellezza della natura