Gli effetti «indiretti» del virus per spiegare quei decessi in più
A marzo-aprile più morti anche per problemi cardio-circolatori
BOLZANO Tra marzo e aprile il Covid-19 è stato la causa del 23,3% dei decessi. È il dato emerso da uno studio condotto dall’Astat, l’istituto di statistica provinciale, relativo alla mortalità nei mesi della prima ondata della pandemia.
A marzo 2020 in Alto Adige sono stati registrati 665 decessi, che sommati ai 563 di aprile ammontano a 1.228 morti. Di questi, 303 sono state le vite spezzate «ufficialmente» dal Covid-19. Alto il dato relativo all’eccesso di mortalità rispetto alla media del quinquennio precedente, più 64%: di questo eccesso, però, il Covid-19 è stato considerato causa iniziale solo nel 59,7% dei casi. Il rimanente 40,3% è stato quindi conseguenza «indiretta» della pandemia. Le principali cause di morte in cui si sono registrati decessi in eccesso riguardano le malattie del sistema circolatorio, con 58 decessi in più e prima causa di morte in assoluto con il 28% dei casi, e le malattie del sistema respiratorio, con 54 morti. Un rilevante aumento si è registrato anche nei decessi dovuti ai disturbi psichici e comportamentali (+38, compresi i suicidi) e ai tumori (più 26). Dati che si spiegano soltanto in parte con la paura dei pazienti di recarsi in ospedale nei mesi di marzo e aprile.
«In questi mesi abbiamo scoperto che il Covid può arrivare a provocare patologie circolatorie croniche — spiega la presidente dell’Ordine dei Medici dell’Alto Adige, Monica Oberrauch —. È una malattia che esordisce e si manifesta in più picchi, lasciando in alcuni casi danni agli organi interni. Abbiamo notato infatti un aumento degli infarti miocardici, delle patologie del sistema circolatorio o persino del diabete, anche in soggetti che erano guariti dall’infezione. Al momento ci manca ancora l’osservazione a medio-lungo termine del comportamento di questo virus».
Più del 70% dei deceduti a causa del Covid-19 aveva più di 80 anni. Il 19,2% aveva tra i 70 e i 79 anni, il 7% tra i 60 e i 69 anni e appena un 1,7% aveva meno di 60 anni. Due decessi su tre sono avvenuti nel comprensorio sanitario di Bolzano. Una situazione che rischia di ripresentarsi proprio in questi giorni, con l’impennata dei casi che sta interessando la provincia. «Qui in Alto Adige nella scorsa primavera non abbiamo vissuto l’emergenza come in Lombardia — afferma ancora Oberrauch —, nelle ultime settimane però i numeri sono molto più alti e siamo i primi su tutto il territorio nazionale come tasso d’infezione: il virus è massicciamente presente in provincia, ma i numeri dipendono anche dall’aumento dei test». A livello nazionale l’Ordine dei medici ha richiesto un lockdown totale: «Non posso che trovarmi d’accordo, è l’unica soluzione, che qui è già stata di fatto intrapresa — conclude Oberrauch —. Se la sanità poteva fare di più? No. Il personale è quello che è e in pochi mesi non posso formare battaglioni di medici, il problema sta a monte: prima del Covid al sistema sanitario è stata tolta linfa, non c’è stato un finanziamento adeguato. Basti pensare che in Germania il 12/13% del Pil viene investito nel sistema sanitario, nei paesi nordici ancor di più, in Italia siamo appena al 7-8%. E poi in estate c’è stato un rilassamento: rinunciare alle ferie sarebbe stato saggio, invece il virus ha continuato a circolare e ha poi ripreso vigore con la riapertura di scuole e uffici».
Tornando ai dati Astat, considerando tutte le cause di morte, in termini assoluti sono decedute più donne (664) che uomini, (564), ma risulta il contrario se analizziamo solo i decessi per Covid-19: 149 uomini e 137 donne.