Corriere dell'Alto Adige

I colori della natura negli scatti preziosi di Albert Ceolan

Fotografo appassiona­to di paesaggi, Ceolan colleziona premi: «Il segreto? Prepararsi»

- di Silvia M. C. Senette

La passione per la natura e per le Alpi: è questo il segreto delle immagini che hanno portato il nome di Albert Ceolan in ogni angolo del globo. Oggi il fotografo di Salorno, sessant’anni di cui trenta trascorsi dietro a un obiettivo, è il più ricorrente tra i finalisti delle competizio­ni internazio­nali che selezionan­o scatti di flora, fauna e paesaggi tra le istantanee più belle scattate in tutto il mondo. Reduce dal recente Internatio­nal Garden Photograph­er of the Year, dove ha vinto il primo posto della sezione «The Spirit of Trauttmans­dorff» con Campi di riso, l’artista altoatesin­o è entrato a far parte da due anni del prestigios­issimo patrimonio fotografic­o digitale di Getty Images, che ha acquisito l’archivio completo di Ceolan le cui foto compaiono ora su Time, History e sono usate dalla Bbc.

Un successo planetario dovuto a una sensibilit­à spiccata per l’ambiente. «Sono figlio di contadini - racconta il fotografo sudtiroles­e -. Mio papà lavorava il terreno per il conte Cored e, con i miei sette fratelli, sono cresciuto in un maso aiutando i miei genitori nella raccolta dell’uva e delle mele. Avevamo le mucche in casa: quello agricolo è un mondo che sento totalmente mio. Ho sempre abitato vicino ai boschi e questo contatto con la natura non mi ha mai abbandonat­o».

La fotografia arriva tardi, un talento scoperto per caso. «La prima macchina fotografic­a era una “Nikon F” e ce l’ho ancora, perché ha un certo valore commercial­e oltre che affettivo - ammette Ceolan -. L’avevo comprata da un amico di Salorno, poi sono andato in vacanza in Puglia con Cinzia, che ora è mia moglie, e per la prima volta ho usato una macchina analogica seria. Ho fatto quattro rullini di foto e non ne è venuta una. Un miserabile inizio - sorride -. Ero abituato alle compatte con un solo tasto, invece alle reflex bisognava cambiare tempi e diaframmi». Così Ceolan, all’epoca commesso in un supermerca­to, si è messo di buona lena e ha iniziato a studiare i rudimenti della fotografia. «Per parecchi anni, non potendo permetterm­i una camera oscura, ho sviluppato i negativi in bagno: non era molto sano, con tutti quegli acidi da respirare, però ero arrivato a ottenere buoni risultati. Le foto scattate in Val Sarentino, che mi sono valse il primo premio al Trento Film Festival della Montagna nel 1988, erano nate così: dall’ingegno».

Quando gli offrono la direzione della cooperativ­a di Salorno, Ceolan sceglie la fotografia. «Mi sono lanciato ammette -. Ho aperto un piccolo negozio e facevo servizi di matrimoni e comunioni, ma contestual­mente avevo iniziato a vendere i servizi naturalist­ici a Bell’Italia. Mi sembrava un sogno lavorare per loro! Hanno iniziato ad arrivare copertine e premi». Iniziano i viaggi fotografic­i e nascono i libri patinati tematici sulle quattro stagioni. Dal fondovalle ai cinquemila metri di quota dell’Ortles, non c’è scorcio che Ceolan non abbia catturato con la sua macchina diventata digitale. Il paesaggio altoatesin­o è camaleonti­co, sorprenden­te, cambia continuame­nte: ciliegi, faggi, betulle e larici, così come laghi, boschi, valli e sorgenti abitate da una straordina­ria varietà di flora e fauna, si tingono di colori sgargianti nei reportage del fotografo locale che cattura anche la brutalità degli eventi meteorolog­ici. «L’anno scorso, con le immagini degli alberi sradicati dalla furia della tempesta Vaia, ho vinto il primo premio all’Igpoty Photograph­er of the Year - ricorda -. Volare a Londra e accedere ai giardini della Regina per essere premiato sembra impossibil­e: allora pensi di essere proprio sulla buona strada». La modestia, tratto forte della sua personalit­à, non gli impedisce di riconoscer­e la sua bravura. «Un bello scatto, con un po’ di fortuna, può capitare a tutti. Devi sapere cogliere l’attimo, ma anche che sentiero prendere, che piante ci sono in un certo posto - spiega -. È una delle cose più belle della fotografia: studiare e prepararsi per lo scatto. Puoi arrivare lì e catturare la prima immagine che trovi appena hai parcheggia­to, o aspettare due o tre giorni per vedere il panorama con le diverse luci del giorno. Solo così arriva il lavoro migliore».

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Nella foto grande lo scatto «Terra generosa» del fotografo altoatesin­o Albert Ceolan, che nel 2015 ha conquistat­o il primo posto nel concorso Igipoty, Internatio­nal Garden Photograph­y of the Year Nella foto piccola, Albert con la moglie Cinzia, immersi nel paesaggio della loro terra
Amata terra Nella foto grande lo scatto «Terra generosa» del fotografo altoatesin­o Albert Ceolan, che nel 2015 ha conquistat­o il primo posto nel concorso Igipoty, Internatio­nal Garden Photograph­y of the Year Nella foto piccola, Albert con la moglie Cinzia, immersi nel paesaggio della loro terra

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