«Agguato a Casanova, c’era volontà di uccidere»
Agguato a Casanova, Milani condannato a otto anni. Nettis: andremo in Corte d’appello
«Milani ha agito con l’intento di uccidere». È questa la conclusione del giudice.
BOLZANO L’accoltellamento del 5 luglio 2019 a Casanova, per mano del 21enne Maicol Milani, non è stato una «semplice» aggressione, ma un tentato omicidio. La «volontà omicida», scrive infatti il gup Carla Scheidle (a motivazione della sentenza con la quale Milani è stato condannato a 8 anni di reclusione), emerge dalla «oggettiva idoneità sia del mezzo adoperato (un coltello a scatto con una lama da 8 centimetri, poi gettato nell’Adige, ndr), sia delle modalità di accadimento dell’aggressione», ai danni di un 19enne bolzanino.
La tensione, fra i due, si alimentava da mesi. Il 18 aprile, avevano avuto un acceso diverbio fuori da una discoteca della città. Diverbio nato, sottolinea il gup, da «futili motivi» (circostanza aggravante, ritenuta equivalente alle attenuanti generiche), legato alla presenza di una ragazza. Erano seguiti una serie di messaggi vocali inviati via Instagram, con i quali la vittima era stata «reiteratamente minacciata». Finché i due non hanno deciso di incontrarsi «per regolare i conti».
Il pomeriggio prima, però, in base a quanto ricostruisce il giudice, Milani ha raggiunto la vittima, che si trovava, in compagnia di alcuni amici, vicino alla stazione ferroviaria di Casanova, invitandola a seguirlo. «Due sbuffetti», qualche parola di troppo e ne è scaturita una violenta colluttazione, durante la quale il 21enne ha tirato fuori il coltello: 12 colpi (3 dei quali «penetranti»), alle gambe, alla schiena e al torace.
Poi, la vittima è caduta a terra: Milani, sopra di lui, ha «continuato a colpirlo», finché il ragazzo non è riuscito ad afferrarlo per il polso della mano nella quale impugnava il coltello, fermandolo. Milani si è quindi allontanato, dicendogli «io non ho ancora finito con te». La vittima, soccorsa in un lago di sangue, è stata portata d’urgenza in ospedale e sottoposta a un intervento chirurgico.
Nicola Nettis, che insieme a Marco Ferretti si occupa della difesa, si dice soddisfatto per la pena «contenuta» inflitta, ma annuncia battaglia: «Riteniamo ci siano profili da far valere davanti alla Corte d’appello, per quel che riguarda genesi e dinamica dell’accaduto». Con l’intento è di derubricare il reato, da tentato omicidio a lesioni gravi.