EDUCAZIONE, LAVORO E PANDEMIA
Quali conseguenze la pandemia stia producendo nell’esperienza degli adolescenti e dei giovani è un mistero tra i misteri, parte delle conseguenze generali che quello che stiamo vivendo determina in tutti noi. Certo è che piove sul bagnato. Dall’Istat sappiamo che i giovani di età compresa tra i 18 e 24 anni che abbandonano prematuramente gli studi sono pari al 15% e che l’accesso all’istruzione terziaria è sempre più basso. Non solo ma la criticità riguarda anche le competenze acquisite. Nel confronto Ocse le competenze di lettura, di calcolo e di capacità logica vedono ancora una volta in svantaggio la situazione italiana. Il tasso di disoccupazione nella fascia 15-29 anni riguarda più di un quarto della popolazione residente e penalizza particolarmente le donne. Accanto a queste situazioni già di per sé particolarmente critiche è necessario considerare il fenomeno dei Neet, di coloro che non studiano né cercano lavoro e che sopravvivono con l’aiuto familiare. A preoccupare è la crisi di autonomia e di progettualità anche considerando che più di 1/3 dei giovani italiani occupati guadagna meno di 800 euro lordi mensili.
Ciò va considerato anche in rapporto al fatto che la mobilità sociale risulta praticamente bloccata. C’è da chiedersi se nella messa a punto dei progetti che hanno a che fare con il programma di interventi deciso dall’Ue per affrontare le conseguenze della pandemia qualcuno si ricorda che il titolo del programma è Next Generation.Eu, la prossima generazione dell’unione europea. Quello che per ora si constata è un profondo disorientamento. Le stesse azioni di educazione alle scelte patiscono una standardizzazione che non riesce a svolgere alcun ruolo di supporto effettivo. Il tutto si traduce in un impoverimento educativo particolarmente grave. Allora viene da domandarsi cosa stia producendo l’attuale andamento a singhiozzo dell’esperienza scolastica in tempo di pandemia, aggravando una situazione già compromessa. È possibile testimoniare, purtroppo, una caduta verticale degli apprendimenti derivanti dall’azione educativa, ad ogni livello. Una crisi della scuola e dei processi educativi in generale, che si protrae da tempo, oggi mostra i nodi che vengono al pettine. Sia dal punto di vista della socializzazione e della messa in comune di esperienze e prospettive di crescita, sia per quanto riguarda gli apprendimenti di contenuti e conoscenze, il peggioramento è evidente e grave. Se si connette la situazione causata dalla pandemia con le condizioni di studio e lavoro delle giovani generazioni, emerge un quadro che a dir poco esigerebbe una definizione di priorità non rinviabile. L’aspettativa che almeno a livello locale, con gli strumenti dell’autonomia, si definiscano azioni per affrontare una situazione così critica e determinante per il presente e per il futuro.