Chiusa l’indagine sulla ‘ndrangheta. Il pm: cosca regionale
Il 25 maggio udienza dal gup di Trento. Verrà contestata l’accusa di associazione a delinquere
BOLZANO La banda sgominata un anno fa dall’indagine «Freeland» sarebbe stata veramente un’emanazione della ‘ndrangheta: a questa conclusione è giunto il sostituto procuratore trentino Davide Ognibene, che diresse quella vasta indagine che portò all’arresto di 20 persone. Ora l’indagine è chiusa e, in occasione dell’udienza preliminare in programma a Trento il 25 maggio, il pm Ognibene contesterà dunque anche il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (articolo 416 bis). Si tratta di un dato importante, visto che lo scorso giugno il tribunale del riesame di Trento non aveva riconosciuto questa ipotesi di reato, accogliendo così le richieste degli avvocati difensori. In quell’occasione la corte, presieduta da Giuseppe Serao, aveva infatti annullato le ordinanze di custodia cautelare limitatamente all’accusa più grave, di associazione di stampo mafioso. Gli imputati erano rimasti in carcere, ma solo per le altre accuse: traffico di stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, estorsione, spaccio di eroina e cocaina.
La lunga indagine — condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Trento — secondo il tribunale del riesame non aveva dunque raccolto prove sufficienti per sostenere l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, in relazione ad una presunta affiliazione degli indagati alla ‘ndrangheta calabrese. Il teorema accusatorio, dopo due anni di indagini ed intercettazioni, non aveva retto a quella prima verifica giuridica davanti al tribunale del riesame, che si esprime però esclusivamente sui provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dal giudice per le indagini preliminari. La decisione del riesame era stata salutata dagli avvocati difensori con grande soddisfazione, ma ora viene tutto rimesso in discussione.
Il pm ha infatti proseguito l’indagine ed ora si appresta a contestare anche il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, come risulta dai capi d’imputazione inviati agli imputati. Sarà dunque il giudice dell’udienza preliminare ad esprimersi nel merito delle accuse.
Nel frattempo è stato scarcerato uno dei personaggi che secondo l’accusa avrebbe avuto un ruolo importante nell’associazione mafiosa: si tratta di Angelo Perri, 65 anni residente a Bolzano. All’uomo sono stati ora concessi gli arresti domiciliari, per motivi personali, come richiesto dai suoi avvocati difensori, Marco Santillo e Matteo Di Narda. Perri è il primo a poter lasciare il carcere, tra il gruppo degli indagati detenuti nell’indagine Freeland, che aveva tra l’altro portato anche al sequestro del bar Coffee Break, di via Resia.
La scarcerazione Sono stati concessi ad Angelo Perri gli arresti domiciliari per motivi personali