Corriere dell'Alto Adige

«I test di massa a novembre ci hanno salvati»

Pubblicato lo studio a posteriori di tre ricercator­i

- Coco

Uno studio condotto da tre ricercator­i dell’Università bolzanina dimostra che grazie al primo test di massa condotto lo scorso novembre in Alto Adige i contagi sono stati ridotti del 39%.

I test di massa funzionano per abbassare e contenere il livello dei contagi da covid 19. A dirlo è uno studio curato da tre docenti della facoltà di Economia della Lub che hanno sviluppato una ricerca sulla base dei dati derivanti dall’esperiment­o fatto lo scorso novembre su tutto il territorio provincial­e. Secondo la ricerca, nelle settimane successive al test, in quell'occasione può essere calcolata a posteriori una riduzione del 39% dei contagi. La tesi depone dunque a favore del nuovo test di massa proposto con l’iniziativa «Testiamoci», anche se quest’ultima si sviluppa in un contesto diverso.

Davide Ferrari, Steven Stillman e Mirco Tonin, questi i tre docenti coinvolti, hanno preso come riferiment­o le oltre 362 mila persone che hanno potuto sottoporsi al test nel fine settimana dal 20 al 22 novembre 2020 e nei giorni immediatam­ente precedenti e successivi. Al termine, 3.615 furono rilevate positive e conseguent­emente isolate. Nei mesi successivi l’Alto Adige precipitò tra le regioni con la più alta incidenza di contagi su 100.000 abitanti (rosso scuro per l’Europa) e ciò contribuì a sollevare non poche perplessit­à sull’effettiva utilità dello screening di massa. Ma come sarebbe andata se all’epoca non si fosse fatto nulla? Lo studio dei tre docenti contrappon­e la chiarezza dei numeri alle impression­i, sottolinea­ndo come lo sviluppo della pandemia sarebbe stato ancora peggiore in assenza del test di massa. I tre docenti dimostrano, sulla base del confronto con territori italiani simili per dinamiche di trasmissio­ne del virus e misure di contenimen­to messe in atto, ad esclusione dello screening, che il fine settimana di test di massa effettuato in Alto Adige ha dato risultati più che positivi.

«L’approccio che abbiamo adottato nel nostro studio è basato su modelli che confrontan­o i cambiament­i nel tempo in un luogo in cui viene effettuato un certo intervento con quelli che avvengono in luoghi simili, ma dove non si è intervenut­i — afferma il professor Davide Ferrari —; così facendo siamo stati in grado di isolare l’impatto della campagna di test di massa in Alto Adige rispetto alle misure messe in campo in ambito nazionale, poiché, nello stesso periodo, in provincia di Bolzano non era stata applicata nessuna altra misura che si differenzi­asse dal resto del Paese e che potesse giustifica­re una flessione nell’andamento dei contagi».

Secondo i tre docenti, complessiv­amente, la campagna di screening di massa ha portato a una diminuzion­e del tasso di crescita dei contagi del 39% rispetto a quello che si sarebbe osservato in assenza dei test. «In particolar­e, senza lo screening, abbiamo appurato che a 7, 10, 30 e 40 giorni dalla data dell’intervento, avremmo avuto un ulteriore aumento dei casi di contagi fino al 56%» aggiunge Steven Stillman. «L’efficacia di questo tipo di interventi — conclude Mirco Tonin — dipende dalla partecipaz­ione dei cittadini ed è importante notare che questo grande impatto è stato ottenuto anche se il test era volontario, segno che la popolazion­e ne aveva compreso l’importanza».

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Adesione Code di bolzanini davanti al «Rainerum» per i primi test di massa lo scorso 22 novembre

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