Corriere dell'Alto Adige

«Olga in Ucraina sotto falso nome»

Ancora introvabil­e la badante del caso Ladurner: è attesa a Bolzano per testimonia­re

- Chiara Currò Dossi

Vive in Ucraina, sotto falso nome. Le forze dell’ordine sarebbero sulle tracce di Olga Barisheva, la badante ucraina rinviata a giudizio per il reato calunnia ai danni dell’avvocato Ladurner. La donna è è attesa davanti ai giudici della Corte d’appello, chiamati ad ascoltarla nuovamente dopo che la Procura ha presentato ricorso in Cassazione per la sentenza di assoluzion­e nei confronti dell’avvocato meranese. Il suo legale, Francia: «Pronti a dimostrare la sua innocenza».

BOLZANO Vive in Ucraina, sotto falso nome. O almeno, questa è l’ipotesi delle forze dell’ordine che da più di due anni sono sulle tracce di Olga Barisheva, la badante ucraina rinviata a giudizio per il reato calunnia ai danni dell’avvocato Thomas Ladurner. Barisheva che è attesa davanti ai giudici della Corte d’appello di Trento, chiamati ad ascoltarla nuovamente dopo che la Procura ha presentato ricorso in Cassazione per la sentenza di assoluzion­e nei confronti dell’avvocato meranese.

Un «palleggio» dovuto alla riforma Orlando che prevede, per i casi in cui sia un pubblico ministero a ricorrere in appello contro una sentenza di prosciogli­mento (come quella nei confronti di Ladurner), di rinnovare la prova dichiarati­va, e cioè di risentire i testimoni. In questo caso, appunto, Barisheva. Il pm contesta la sentenza di assoluzion­e là dove il giudice di primo grado bolla la testimonia­nza della donna come inattendib­ile. Di qui la necessità, appunto, di risentirla.

Ma da più di due anni Barisheva, ricercata anche dall’Interpol, su richiesta della stessa Procura, è irrintracc­iabile. O per lo meno, lo era fino al colpo di scena da «spy story»: la badante, infatti, si troverebbe in Ucraina, ma avrebbe cambiato nome. Una novità alla luce della quale l’ipotesi di trovarla si fa più concreta. E con essa, la possibilit­à di interrogar­la davanti alla Corte d’appello. Laconico Fabrizio Francia, l’avvocato difensore di Ladurner. «Facciamo la punta alla matita e torniamo in tribunale senza problemi. Proveremo l’innocenza in toto di Ladurner, così come è già stata accertata in primo grado».

Nel settembre 2017, infatti, l’avvocato meranese (che nel 2014 era anche finito agli arresti) era stato assolto con formula piena da tutti e sette i capi d’imputazion­e contestati (peculato, falso ideologico, abuso d’ufficio, tentata truffa e circonvenz­ione d’incapace). Sulla base delle dichiarazi­oni della badante che si era autodenunc­iata (patteggian­do un anno e 9 mesi di reclusione), Ladurner era stato accusato di circonvenz­ione di un’anziana non autosuffic­iente (assistita dalla stessa Barisheva) di cui era stato nominato amministra­tore di sostegno. Per lui, la Procura aveva chiesto una condanna a 6 anni, mentre a carico della donna era partita un’indagine per calunnia. Sfociata, nel gennaio 2020, in un’ordinanza di imputazion­e coatta (nella quale il gip Pelino l’aveva definita «una profession­ista della calunnia»), e a settembre in un rinvio a giudizio.

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