Corriere dell'Alto Adige

«Pechino, il mio primo obiettivo»

Allenament­i dal 6 maggio. «Nel 2026 non credo ci sarò, avrei 35 anni e c’è la famiglia...»

- Fabiano

Nella gabbia di Eolo. L’abbiamo lasciata così Dorothea Wierer, tra le raffiche di Östersund quando in lotta per la vittoria nell’ultima gara della stagione rimase inchiodata per due interminab­ili minuti al poligono prigionier­a del vento; un piccolo dramma sportivo, certo, ma che ha scaldato il cuore a migliaia di appassiona­ti: «Il vento tirava fortissimo, tanto che pensavo non partissimo nemmeno. Stavo andando bene, ho preso tempo perché volevo centrare i colpi e non buttarli lì. Hanno iniziato a tremarmi le gambe, poi tutto il corpo, non riuscivo più a sparare; sono rimasta da sola al poligono, alla fine ho sparato e mi son fatta i giri di penalità, che poi era l’unica cosa da fare. Ora saprò come comportarm­i la prossima volta in una situazione del genere».

 Anterselva? Peccato perché sarebbe un evento in casa. Mio marito mi dice di smettere piano piano, finché ci sono risultati io vado avanti

Dorothea, si ricomincia. Vacanze?

«Siamo rimasti a casa. Sono due anni di fila che le vacanze saltano. In estate non si può staccare per una settimana intera, al massimo un paio di giorni. La preparazio­ne riparte questa settimana, con skiroll, palestra, bicicletta, ognuno un po’ come vuole per ritrovare un po’ di ritmo. Il 6 maggio c’è il primo raduno con la nazionale ad Anterselva. Sono contenta di tornare a casa».

Il bilancio della stagione scorsa?

«È andata bene, sebbene le sensazioni non fossero quelle giuste. Ho faticato sin dalle prime gare».

Ma alla prima tappa di Kontiolath­i ha vinto…

«Sì, ma perché ho sparato bene. Ho sofferto più del normale. Quando vai forte senti l’adrenalina addosso, quando invece non stai bene non c’è nulla di bello. Soffri e basta. Senza la preparazio­ne sugli sci in Nord Europa, abbiamo capito quanto è importante fare chilometri sulla neve prima della stagione. In autunno non stavo benissimo, ero stanca ma non ho voluto fermarmi. Ho invece cercato di allenarmi di più a caccia della forma. Sei un’atleta, tendi a spingere ma non è così che si deve fare. Ora ho capito che sarebbe meglio fermarsi qualche giorno e riposare».

Poi le cose sono andate meglio, no?

«Mettendo chilometri nelle gambe, le cose sono migliorate. Mi spiace per i Mondiali, perché ero in forma; ho preso l’influenza due giorni prima di andare a Pokljuka. Anche Lukas (Hofer, ndr) l’ha presa: ci abbiamo messo una settimana a riprenderc­i».

A proposito di Lukas Hofer: la sua vittoria nella sprint di Östersund è stata una gioia per tutti...

«Ero felicissim­a. Lui s’impegna più di tutti, dà il 200% per il biathlon; ha vinto poco per quello che ha fatto in questi anni».

Tiril Eckhoff ha dominato la stagione. Che ne pensa?

«Se lo meritava, è stata la più forte sugli sci e ha trovato stabilità nel tiro. Se stai bene non hai paura di nulla, ti viene tutto più facile».

Comunque lei alla fine un’altra coppa del mondo a casa l’ha portata, nell’individual­e...

«Sì, ma in condivisio­ne (con l’austriaca Hauser, ndr). Senza il meccanismo degli scarti l’avrei vinta da sola. Comunque va bene così, dai».

Scatta la missione Pechino 2022. Primo obiettivo per il prossimo anno...

«Certo. Sono sei gare, dipende tutto dalla forma in cui ci arrivi. Guardate cosa mi è successo ai Mondiali quest’anno. L’allenatore francese della squadra cinese dice che farà freddo e tirerà vento forte. Prevedo una tragedia (ride, ndr)».

Nel 2026 le Olimpiadi saranno a casa sua ad Anterselva. Ci fa un pensierino?

«Non credo di arrivarci. Avrò 35 anni, è dura. Mi dispiace perché l’olimpiade in casa è una bella cosa. Finché le cose girano bene, vado avanti, quando non sarà più così e non avrò più soddisfazi­oni, sarà l’ora di smettere. Inutile girare il mondo e fare tante gare senza ottenere risultati».

Suo marito Stefano che dice?

«Lui mi dice di smettere piano piano, per gradi. C’è lo sport ma anche la famiglia».

Grazie a lei, Lukas Hofer e al gruppo azzurro, il biathlon vive in Italia anni di grande popolarità. È una vittoria anche questa. Concorda?

«I buoni risultati aiutano; è uno sport molto spettacola­re, fa ottimi ascolti ma in Italia lo trasmette solo Eurosport. Purtroppo la Rai, che è tv pubblica e non a pagamento, non lo copre. Ed è un peccato».

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Determinaz­ione La grinta di Dorothea Wierer, atleta che in carriera è salita sui podi più prestigios­i deò biathlon internazio­nale

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