Corriere dell'Alto Adige

«Valorizzar­e la lezione di Senesi ed estendere i rapporti all’estero»

Masera disegna le traiettori­e per Mediocredi­to. «Il mio credo eretico nella territoria­lità»

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Rainer Masera ha 77 anni, alle spalle incarichi di spicco nel panorama bancario e nelle istituzion­i italiane ed europee, ma quando parla del suo nuovo incarico in Mediocredi­to Trentino Alto Adige il suo entusiasmo è palpabile. «È un’occasione — dice il nuovo presidente dell’istituto di credito di via Paradisi dalla sua casa romana — per dimostrare che le tesi che ho elaborato sulle medio-piccole banche possono essere valide anche da un punto di vista operativo». Tesi che è tornato a sostenere nel suo nuovo libro pubblicato un mese fa da Ecra (la casa editrice delle banche di credito cooperativ­o), «Per una vera proporzion­alità nella regolazion­e bancaria dell’Unione Europea. Le sfide del Coronaviru­s e di Basilea IV».

Professore, perché ha accettato questo incarico?

«Negli ultimi anni mi sono occupato delle possibilit­à delle medio-piccole banche di tenere sul mercato, con opportune forme di aggregazio­ne e una buona corporate governance, in un contesto in cui il mercato spinge verso dimensioni più grandi. Per me è un’occasione per dimostrare che queste tesi che ho elaborato possono essere valide anche da un punto di vista operativo. Realtà medio-piccole come Mediocredi­to rappresent­ano un elemento importante nella biodiversi­tà del sistema. L’altra sfida è quella di tornare alle origini, ad una banca di investimen­to (Masera è stato ad e presidente del Gruppo Sanpaolo Imi di Torino e membro esperto del cda della Banca europea per gli investimen­ti, ndr)».

Il nuovo consiglio di amministra­zione sarà chiamato a delineare un piano strategico. Qual è l’indirizzo che darebbe a Mediocredi­to?

«Oggi il mio ruolo è quello di presidente non operativo, e per questo dovrò limitarmi a raccoglier­e e valutare le varie istanze. Quello che è stato fatto in questi ultimi anni, tuttavia, è molto significat­ivo, altrimenti non avrei accettato questo incarico. Sia il direttore generale Pelizzari che il presidente Senesi hanno aiutato a creare un istituto territoria­le importante, ben capitalizz­ato. Ora si tratta di valorizzar­e quello che è stato fatto. Le due province di Trento e Bolzano, dove ci sono eccellenze imprendito­riali, sono il cuore della banca, ma una parte significat­iva degli impieghi è nel Nord-est. Pur mantenendo la centralità in Trentino-Alto Adige dovremo essere in grado di estendere le collaboraz­ioni nelle regioni limitrofe e nei Paesi esteri, in particolar­e in Austria e Germania».

Il Veneto, per esempio, è già il secondo mercato della banca, dopo il Trentino-Alto Adige.

«Il processo di radicament­o di Mediocredi­to in Veneto è avvenuto nel tempo in cui sembrava che le grandi bane che venete avrebbero dovuto fagocitare l’intero sistema bancario. In realtà Mediocredi­to è stata la dimostrazi­one che per una banca la corporate governance è fondamenta­le».

L’espansione in altri territori non rischia di minare la territoria­lità dell’istituto?

«La banca territoria­le deve rimanere fedele alle proprie origini. La lezione che lascia Franco Senesi va conservata: forte connotazio­ne sia con il territorio che con il credito cooperativ­o. Il che non significa però che una banca non possa trovare collaboraz­ioni, sia con le banche cooperativ­e sia con gli operatori di private equity».

In un’intervista ha definito il suo atteggiame­nto come quello di un eretico. Per quale motivo?

«Oggi si tende a dire che l’unica soluzione ai problemi sono imprese e banche sempre più grandi. Io sono convinto che questo non è vero. Anzi è pericoloso, perché l’omogeneizz­azione significa riduzione di concorrenz­a e perdita di attenzione al territorio».

Lei è stato presidente del Fondo temporaneo delle Banche di credito cooperativ­o. Si dimise pochi mesi dopo la nomina nel 2016. Cosa non condividev­a?

«La divaricazi­one stava nel fatto che erano stati presi impegni nei confronti di banche che non meritavano il sostegno e che secondo me, senza abbandonar­le a se stesse, dovevano essere fatte uscire fuori dal mercato, nell’ambito delle Bcc. Erano banche che non avevano il primo standard di corporate governance e con questo si corre il rischio di inquinare l’intero sistema».

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Nuovo presidente Rainer Masera, ex ministro del governo Dini (‘95-96)

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