Corriere dell'Alto Adige

I volti di Maria indagati da Perbellini

Il libro e il reportage di Perbellini L’arte e la rappresent­azione della Madonna in Alto Adige «Dettagli kitsch e venerazion­e»

- di Silvia M.C. Senette

La Madonna rappresent­azione sacra dipinta nelle chiese dell’Alto Adige, è al centro del reportage fotografic­o di Davide Perbellini. L’artista di Merano ha indagato tra i luoghi di culto cattolici della provincia di Bolzano e fermato nei suoi scatti le tante declinazio­ni in cui è narrata artisticam­ente la Madonna. Un lavoro riunito nel libro

Madre di Dio (FranzLab editore), che verrà presentato oggi online dall’autore sulla pagina YouTube della casa editrice FranzLab, alle 18.30. Il reportage fotografic­o è il primo capitolo di una trilogia focalizzat­a sui luoghi di culto cattolici. Il progetto nasce sei anni fa. «Avevo impostato il lavoro con una visione più ampia sull’architettu­ra cattolica in Alto Adige - spiega Davide Perbellini - , documentan­do tutte le chiese costruite exnovo tra il 1945 e il 1980. Il progetto è però cresciuto enormement­e e ne sarebbe nata una pubblicazi­one immensa. Tra l’altro, nel tempo, è cambiata anche la mia visione personale: c’è stata una mia evoluzione come fotografo, artista e come persona e non mi riconoscev­o più in questo lavoro che ho deciso di scindere in tre sotto-progetti».

Il primo è Madre di Dio.

«Ho voluto dare una visione obiettiva e laica della rappresent­azione della Madonna nell’arte sacra - prosegue il fotografo -. È un modo per dare importanza a oggetti ecclesiast­ici che spesso vengono caricati di pathos e venerazion­e oppure sono completame­nte ignorati».

I due capitoli successivi della trilogia sono Figlio di

Dio, sulla rappresent­azione del Cristo nell’arte sacra, e Casa di Dio, una serie di prospettiv­e centrali con sequenze di navate centrali delle chiese della provincia.

La prospettiv­a dei tre moduli e l’approccio seriale sono un’eredità della Scuola di Düsseldorf dei coniugi Becher, rinomati per i loro studi sulla fotografia industrial­e.

«Tra tutte queste chiese, a volte super-addobbate con dettagli molto kitsch di cui sono andato alla ricerca, una in particolar­e mi ha colpito rivela Perbellini -. Nella chiesa di Lagundo dell’architetto Gutweniger

c’è una Madonna con in braccio il bambino e, nell’altra mano, un grappolo d’uva. Una rappresent­azione molto insolita non contemplat­a dall’iconografi­a religiosa, probabilme­nte un segno di protezione nei confronti dei campi e delle vigne del territorio».

Disinteres­sato allo stato di conservazi­one di dipinti e sculture, il fotografo si è concentrat­o sulla loro contestual­izzazione. «A Resia, la Madonna è posta sopra a un termosifon­e e visivament­e è un pugno nello stomaco - spiega -. A Merano, invece, è sotto a un condiziona­tore e altrove ne ho trovate sommerse da fiori di artificial­i o su tovagliett­e di plastica lucida. A Cornaiano, nel retroaltar­e, c’è Maria in un contesto di legno barocco completame­nte ingiustifi­cato in una chiesa degli anni ‘70».

La trilogia potrebbe rimandate alla trinità ma, premette Perbellini, «non è intenziona­le».

«Il mio approccio è distaccato, laico: presento opere splendide ma inserite in contesti assurdi che generano reazioni e domande. Lascio in pasto allo spettatore un’immagine e lui mi restituisc­e un punto interrogat­ivo, metto in discussion­e qualcosa. Se ti chiedi “perché?” sei già parte del gioco». Contestual­mente, però, il fotografo ammette che qualcosa si è smosso anche dentro di lui. «Non sono religioso e questo percorso fotografic­o non ha cambiato il mio approccio. Anzi, la mia prospettiv­a artistica, puramente estetica, mi consente di cogliere contrasti che magari, con un sentimento religioso, troverei fastidiosi o blasfemi - spiega -. Però, frequentan­do questi luoghi per immortalar­li, mi sono accorto che effettivam­ente al loro interno c’è un’atmosfera differente, per quanto tu possa non crederci, che ti porta a viverli in religioso silenzio, con un rispetto reverenzia­le per il divino, per il contesto, come se fosse casa di qualcuno. E così è nato il terzo capitolo, Casa di Dio. Se poi questo “qualcuno” c’è o meno, non lo so dire».

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del fotografo Davide Perbellini: «Madonne in contesti assurdi»
Opere Alcuni scatti del fotografo Davide Perbellini: «Madonne in contesti assurdi»

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