COVID, L’ENIGMA FUGATTI
Leggendo della nuova ordinanza del presidente della Provincia Autonoma di Trento mi sono trovato di fronte a quello che per me è ormai l’«enigma Fugatti», vale a dire l’inesplicabilità da punto di vista razionale di molte delle sue decisioni fin dall’inizio di quello che è definito il suo governo. Sono state le decisioni relative alla demolizione del tentativo di integrazione diffusa dei migranti sul territorio, alla chiusura del centro Fersina, l’arbitraria decisione della necessità di dieci anni di residenza in Trentino per aver diritto ad una abitazione Itea. Da ultimo sono le decisioni — anche queste indecifrabili — che derogano dalle ordinanze governative.
Si tratta di capire che senso abbia anticipare di pochissimi giorni le aperture di bar ristoranti e altri esercizi commerciali, o la semideroga rispetto al limite delle ore 22 stabilito dalle ordinanze governative. L’esibizione di uno scontrino, o di una autodichiarazione darebbe la possibilità di rientro oltre quell’ora. Tenuto conto che questo limite verrà probabilmente modificato in un paio di settimane, tenuto conto del clima che rende attualmente proibitivo sostare di sera ad un tavolo all’aperto, ci si chiede quale possa essere lo scopo dell’ordinanza Fugatti.
Che va comunque inserita nella sarabanda carnevalesca dei governatorati locali, della giostra delle varie satrapie di destra e di sinistra, che hanno reso particolarmente drammatica la pandemia in Italia. I «governatori» che hanno fallito in quasi tutto nella gestione dei problemi sanitari e sociali e culturali, che la diffusone del virus ha reso drammaticamente stringenti, si sono spesso segnalati in atti di bullismo politico. Talvolta in stranezze che sembrano imitazioni delle bizzarrie di Caligola. Mi riferisco ad arbitrarie chiusure e aperture delle scuole, proteste contro ogni ordinanza governativa, dissonanza nelle decisioni, che hanno reso ancora più incerta e nevrotica la vita dei cittadini. E su tuto questo le performance recitative del «governatore» De Luca. Credo che l’enigma Fugatti vada a buon diritto inserito in questo contesto.
Pare che il problema della regione e della necessaria coabitazione politica con l’Alto Adige non lo tocchi. Per l’Autostrada pensa solo ad un rinvio. Il riordino urbanistico — legato al nuovo ospedale, e alla nuova Facoltà di medicina, alla viabilità e all’interramento della Ferrovia, e alla linea alta velocità del Brennero — è un problema che pare secondario rispetto alla piccola rivolta dello scontrino post 22. Per darsi una spiegazione credo sia necessario allargare lo sguardo fino alla questione dell’ebbrezza del potere: poter decidere, poter derogare dalle decisioni altrui. Decidere. Esercitare il potere.
Tucidide nella Guerra del Peloponneso racconta che i cittadini di Melo avevano garantito la loro neutralità agli Ateniesi. Agli ateniesi questo non bastava, volevano sudditanza e concludono la discussione con queste parole: «Noi crediamo che per legge di natura chi è più forte comandi: che questo lo faccia la divinità lo crediamo per convinzione, che lo facciano gli uomini lo crediamo perché è evidente. Ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per l’eternità». È l’irresistibile fascino del potere che esenta da ogni giustificazione. L’ho fatto perché potevo farlo. Non c’è un perché.