«Da Benno nessun rammarico»
Lettera aperta ai genitori: «Mi mancate in modo devastante». Peter, oggi l’autopsia sul corpo
Madè affida all’inchiostro le parole, il giorno dopo il ritrovamento del corpo del padre. «Mi mancate in modo devastante» scrive in una lettera aperta. Oggi l’autopsia a Trento, affidata a Raniero come quella sulla salma di Laura.
BOLZANO «Sarebbe semplice dire che ieri si sia solo chiuso un cerchio». Inizia così la lettera aperta scritta da Madè Neumair il giorno dopo il ritrovamento del corpo del padre Peter nelle acque dell’Adige, all’altezza del parco delle Albere, a Trento.
Ad avvistarlo un ragazzo che, verso mezzogiorno, passeggiava con il cane. E che ha subito dato l’allarme, continuando a seguire con lo sguardo il corpo che galleggiava, trasportato dalla corrente fino al ponte di Ravina, dove i pompieri sono riusciti a portarlo a riva. La conferma che si trattasse proprio di Peter, ucciso insieme alla compagna Laura Perselli dal figlio Benno, il 4 gennaio, è arrivata dall’avvocato Carlo Bertacchi, legale dell’altra figlia della coppia, Madè: è stata lei a riconoscerlo, dall’orologio che aveva ancora al polso. Oggi è il giorno dell’autopsia, a Trento, per la quale la Procura di Bolzano ha nominato l’anatomopatologo Dario Raniero che metà febbraio aveva già effettuato quella sulla salma di Laura. «Sì — scrive Madè — potremo, dopo quasi quattro interminabili mesi, iniziare a comprendere un po’ di più di cosa sia accaduto. Potremo avere la possibilità di un rito, un posto sul quale piangere, iniziare a sentire un poco di quella spiritualità andata perduta sotto alle macerie della violenza, delle indagini, dell’incertezza e della paura». Ma è consapevole che il ritrovamento del padre altro non è che un ulteriore tassello nel dramma che ha distrutto la sua famiglia. «So anche che questo percorso sta solo iniziando. Vedo il mio papà che mi guarda e tira un po’ su le spalle come faceva lui. Sono triste, dicono i suoi occhi. E poi: non risco a crederci. E ancora: ci manchi. Mi mancate anche voi. Non riesco a parlare». La prima immagine del padre che affiora in lei è l’ultima, terribile: quella del corpo restituito dal fiume. «Vedo il suo braccio sotto all’orologio, la pelle rosicchiata da più di cento giorni in tempesta». Poi, quella autentica e intima dei giorni trascorsi insieme. «Vedo il mio papà fresco e allegro di prima mattina saltare in piedi come un ragazzino per salutarmi, mentre bevo il caffè in cucina, prima di uscire di casa. Una delle tante visite a Monaco, i piedi scattanti, gli occhi allegri e curiosi, semplicemente perché sta iniziando un nuovo giorno. Vedo il mio papà venirmi incontro con un graffio sulla mano per dirmi, con molta serietà, di essersi ferito, lui spesso delicato, mi metti un cerotto».
Inevitabile un pensiero al fratello. «Per chi sta dietro alle sbarre pare sia un sollievo sapere che una delle innumerevoli menzogne, per una volta, quando ormai tutto è perduto, quando ormai tutto è scontato, risulti veritiera. Al lupo, al lupo, diceva Pierino. Provo ancora un’ondata di incredulità se penso al Benno che ho visto in video raccontare la sua versione del duplice omicidio, il suo distacco, la sua indifferenza, la sua noia. Nessuna parola di rammarico, di pentimento, né per loro, né per noi. Troppe parole ancora inventate. Arrampicarsi sugli specchi che ormai giacciono in frantumi ai nostri piedi. Applausi. Mi sono pian piano accorta che non siamo preparati a capire realmente cosa sia un omicidio. Non è nella nostra natura capire fino in fondo cosa sia una morte violenta. Sto facendo tanta fatica a capire come due esistenze, due anime in mezzo a una vita, possano essere uccise da un momento all’altro dalla persona alla quale volevano il bene che un genitore vuole a un figlio. Sento i loro respiri, i loro desideri e i loro timori, vedo il loro gelato preferito e il loro solito posto sulla terrazza, sento il timbro della loro voce e il loro entusiasmo per la vita, sento la risonanza viva della loro natura. Dove va a finire tutto questo in qualche minuto di asfissia. Dove».
E poi, l’addio. «Vedo la mamma e il papà la mattina in salotto sfare due giri di valzer e ballare senza saper ballare, un po’ comici e un po’ teneri. E poi li vedo passeggiare ormai all’infinito su una delle loro tante spiagge. I capelli al vento, il sole che picchia ma non troppo, sento la loro serenità rimbombare forte. Voi che mi state incominciando a mancare in un modo devastante. Riposate in pace».
Il pensiero al fratello «Distacco, indifferenza, noia. Nessuna parola di pentimento. Provo ancora incredulità»