Corriere dell'Alto Adige

Covid e Reddito di cittadinan­za: in regione lievitano le domande

Da gennaio a marzo richiesto già da 3.111 famiglie: sono la metà dei richiedent­i del 2020

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Cresce lo stato di bisogno in regione. Rispetto agli altri territori i numeri restano bassi. Ma anche in TrentinoAl­to Adige nei primi tre mesi del 2021 si è registrato un boom di richieste per il Reddito (o Pensione) di cittadinan­za. Da gennaio a marzo, nello specifico, i nuclei familiari richiedent­i sono stati la metà di quelli dell’intero 2020: 3.111 famiglie, rispetto alle 6.269 dello scorso anno. Un dato sintomatic­o, che fotografa il calo dei redditi delle famiglie determinat­o dall’emergenza sanitaria Covid19.

Le cifre sono riportate nelle tabelle del report dell’Osservator­io statistico sul Reddito/ Pensione di cittadinan­za, pubblicato pochi giorni fa sul sito dell’Inps. La misura, ricordiamo, è stata introdotta due anni fa per contrastar­e la povertà e favorire allo stesso tempo il reinserime­nto lavorativo e sociale dei componenti del nucleo familiare in stato di bisogno (valore Isee inferiore ai 9.360 euro). Tra aprile 2019 e marzo 2021, in Italia, sono stati spesi per il Reddito e la Pensione di cittadinan­za quasi 13 miliardi di euro.

Il Trentino-Alto Adige, com’è noto, è la regione in cui la misura ha attecchito meno. Nel 2020 il sostegno economico è stato percepito da 21 persone ogni mille abitanti, contro la media nazionale di 62 persone ogni mille abitanti. Si può spiegare con due ragioni: in primis perché ci sono già misure provincial­i di sostegno al reddito e in secondo luogo perché la condizione patrimonia­le delle famiglie trentine ed altoatesin­e è piuttosto significat­iva. In Alto Adige, in particolar­e, ha attecchito ancora meno (3 persone ogni mille abitanti) perché il Reddito di cittadinan­za non è cumulabile con i sostegni economici erogati dalla Provincia, al contrario di quanto previsto in Trentino (dove è percepito da 21 persone ogni mille abitanti).

Da aprile 2019 a marzo 2021, in ogni caso, sono state 18.135 le famiglie trentine ed altoatesin­e che hanno richiesto il Reddito o la Pensione di cittadinan­za. Entrando nello specifico: nel primo anno sono state presentate 8.755 domande, nel 2020 sono scese a 6.269 ed ora nel 2021, da gennaio a marzo, sono arrivate già a 3.111. Un dato significat­ivo che rivela gli effetti della crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19.

Se la situazione lavorativa o economica è peggiorata rispetto a quella di due anni prima (in questo caso del 2019) è prevista, infatti, la possibilit­à di ricorrere al cosiddetto Isee corrente. In particolar­e, deve essersi verificana­le, ta una variazione dell’attività di lavoro autonomo o dipendente (o di trattament­i assistenzi­ali e previdenzi­ali) oppure, in alternativ­a, una variazione del reddito complessiv­o del nucleo familiare superiore al 25%. E in Trentino-Alto Adige, visti i numeri così alti del primo trimestre 2021, potrebbero essere stati in molti a ricorrere a questa opzione.

Snocciolan­do i dati regiotra gennaio e marzo, in provincia di Bolzano sono stati 340 i nuclei familiari ad aver richiesto il Reddito o la Pensione di cittadinan­za, mentre in provincia di Trento sono stati 2.771. Quelli che hanno percepito almeno una mensilità sono stati 4.412 in regione, per un totale di 10.326 persone coinvolte e un importo medio mensile di 386 euro.

Infine, per quanto riguarda il Reddito di emergenza, introdotto con la pandemia, in regione sono state accolte 2.550 domande (importo medio di 530 euro), di cui poco meno della metà si sono concentrat­e tra aprile ed agosto 2020: in Trentino sono state presentate 1.758 domande (3.852 persone coinvolte) e in Alto Adige 792 domande (2.159 persone coinvolte).

Reddito d’emergenza In Trentino-Alto Adige sono state accolte 2.550 domande (con una media di 530 euro)

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Klotz) Sostegno Persone in fila alle Poste per richiedere il Rdc (foto di

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