Peter, l’autopsia non basta Disposte nuove analisi
Impossibile stabilire la causa del decesso. L’esame del Dna sarà eseguito dai Ris
L’autopsia sul corpo di Peter Neumair (nella foto il luogo del ritrovamento) non ha portato ad alcuna conclusione. Il medico non ha potuto stabilire la causa del decesso per lo stato di decomposizione del cadavere.
I timori della vigilia sono risultati fondati: il cadavere di Peter Neumair, rimasto in acqua per quasi quattro mesi, si trova in condizioni troppo compromesse per poter fornire indicazioni certe sulle cause di morte. Gli unici segni presenti sul cadavere sono di «trascinamento», causati dalla lunga permanenza nel fiume. È questa la conclusione cui è giunto ieri il medico legale Dario Raniero al termine dell’autopsia effettuata sul cadavere di Peter Neumair all’ospedale di Trento, dopo il ritrovamento del cadavere nell’Adige, martedì a Ravina.
L’anatomopatologo, incaricato dalla Procura di Bolzano di effettuare l’autopsia per accertare le cause del decesso, non è stato infatti in grado di trarre delle conclusioni a causa dello stato di decomposizione del cadavere. Secondo quanto si è appreso infatti il corpo è ormai in uno stato di totale putrefazione dei tessuti che non consente di ricostruire in alcun modo il tipo di lesioni subite. Proprio per questo motivo, e per non lasciare nulla di intentato, ora è stato deciso di sottoporre il cadavere ad un trattamento antiputrefattivo attraverso l’utilizzo di soluzioni a base di formalina che dovrebbero avere l’effetto di conservazione e miglioramento dei tessuti. Va precisato che si tratta solo di un tentativo, ma non si ha la certezza che possa portare a dei risultati, anzi: sembra infatti che le condizioni del cadavere siano tali da non lasciare molte speranze agli addetti ai lavori anche in questo supplemento di autopsia. Nei prossimi giorni infatti il corpo dovrebbe venire nuovamente analizzato dopo il trattamento con la formalina: in particolare l’attenzione degli inquirenti è rivolta al collo del cadavere, visto il figlio Benno, reo confesso del duplice omicidio, ha dichiarato di aver ucciso entrambi i genitori strangolandoli con un cordino da montagna, che ha poi gettato tra i rifiuti e non è stato più ritrovato.
Il cadavere della madre di Benno, Laura Perselli, aveva mostrato segni certi ed inequivocabili dello strangolamento, come accertato dallo stesso anatomopatologo Raniero, che aveva condotto l’autopsia anche in quel caso, lo scorso 13 febbraio. Va infatti ricordato che il corpo della donna venne trovato il 6 febbraio: era dunque rimasto in acqua per circa un mese, a basse temperature, e non risultava quindi in avanzato stato di decomposizione. I segni dello strangolamento, sul corpo di Laura Perselli, sarebbero stati quindi evidenti, mentre sul corpo di Peter sono stati individuati solo «segni da trascinamento» dovuti alla lunga presenza nel fiume del corpo. Il medico che ha effettuato l’autopsia ha già potuto escludere con certezza che quei segni siano riconducibili al delitto. Anzi, più in generale non sono delle lesioni procurate da terzi ma solo dei segni causati dalla permanenza in acqua del cadavere che, trascinato dalla corrente oppure incagliatosi in qualche ansa del fiume, può avere quindi sbattuto contro massi, rami o altri ostacoli presenti nel fiume o lungo gli argini.
Infine, da segnalare che sono state prelevate delle parti del corpo (alcuni denti) per consentire il test del Dna — l’analisi viene effettuata in questi giorni nei laboratori dei Ris di Parma — che consentirà la scientifica identificazione di Peter Neumair. Solo allora gli inquirenti potranno autorizzare i funerali della coppia uccisa dal figlio Benno.
Ultimo tentativo Verrà ora utilizzata la formalina per migliorare lo stato della salma e fare nuovi esami