Raffaello, omaggio all’ «influencer» del Rinascimento
Il «divin pittore» e tre maestri del Novecento Fra omaggi, affinità, ossessioni e allucinazioni 100 opere al Mart per il genio del Rinascimento
Omaggiato, citato, imitato, sapientemente rivisitato e «saccheggiato». Cosa rende l’arte di Raffaello così universale da creare un’onda lunga che resiste nei secoli? Perché grandi autori del Novecento hanno preso come modello di pensieri e stilemi l’artista della bellezza e armonia, che sembra non conoscere quell’inquietudine che al contrario ha definito il secolo breve?
Il Mart aderisce all’iniziativa promossa dalla Provincia di Trento offrendo l’ingresso gratuito al museo per tutta la giornata di domani (prenotazione obbligatoria) e anticipa l’inaugurazione dell’attesa mostra Picasso, de Chirico e Dalí. Dialogo con Raffaello, che indaga sull’influenza che il «divin pittore» ha esercitato su tre grandi protagonisti del Novecento. A cura di Beatrice Avanzi e Victoria Noel-Johnson (catalogo Silvana Editoriale), la proposta prosegue nel solco della linea dettata dal presidente Vittorio Sgarbi: progetti che superino recinti cronologici e accademici. «Questo nuovo raffronto — afferma Sgarbi — è forse il più bello. La rassegna chiude le celebrazioni per i 500 anni della morte dell’artista mettendo in mostra tre personalità straordinarie col maestro assoluto, più dello stesso Caravaggio».
Fino al 29 agosto, 100 opere — da importanti musei, come Gallerie degli Uffizi di Firenze, Musée National Picasso di Parigi e Fundació Gala-Salvador Dalí di Figueres — compongono «una mostra di ricerca, che propone una lettura inedita sui tre artisti novecenteschi», calca Beatrice Avanzi.
Ad accogliere il visitatore c’è il nostro influencer Raffaello Sanzio (1483-1520). Inserito in una struttura che ricorda il Pantheon dov’è sepolto, il suo magnetico Autoritratto (1505-1506) degli Uffizi dallo sguardo dolce fissa lo spettatore, sembra che si stia voltando per colloquiare con qualcuno. Il colloquio è con Giorgio de Chirico (1888-1978), che vediamo nell’Autoritratto del 1924 e con Salvador Dalí (1904-1989): il giovanile Autoritratto con il collo di Raffaello
(1921) è una dichiarazione esplicita del pittore catalano di affinità elettiva che scriveva: «Guardandomi allo specchio amavo assumere l’espressione di malinconia, l’affascinante atteggiamento di Raffaello nell’autoritratto. Mi sarebbe piaciuto assomigliargli».
Una grande copia da Raffaello Sanzio de La scuola di Atene (s.d.) instaura il dialogo a quattro. Per de Chirico la classicità dell’Urbinate è un contrappunto e una rivelazione. Del pittore dei silenzi e degli spettri di noi stessi vediamo per la prima volta insieme La Gravida da Raffaello (1920) e La Muta da Raffaello (1920). Lo spazio ideale delle «Piazze d’Italia» dechirichiane è ispirato dallo Sposalizio della Vergine (1504) di Raffaello, «tanto da ripeterne, in una visione stilizzata, l’idea del tempio nella sua Piazza d’Italia del 1913», spiega Sgarbi. Il capolavoro di Raffaello ha forse insita la risposta alle domande iniziali. Protagonista dell’opera è lo spazio terreno. Il racconto cristiano entra in quel conflitto tra uomo e Dio che l’arte moderna e contemporanea porterà ai suoi estremi. Per l’eccentrico Marchese Dalí il misticismo diventa nucleare, le «Madonne» sono travolte da esplosioni atomiche. Per poi diventare «Allucinazione raffaellesca» (1979).
Picasso è un caso a sé. Nella mostra viene analizzata per la prima volta la fascinazione che gli affreschi delle Stanze Vaticane ebbero sulla sua opera, col genio spagnolo che negò persino di averle viste nei suoi soggiorni romani, per poi essere smentito. Evidenti citazioni all’Incendio di Borgo sono nel sipario creato per Parade (1917) di Jean Cocteau e pure in «Guernica»: al Mart la serie di scatti di Dora Maar del 1937 che documentano la nascita del masterpiece. Ma, poi, l’irriverente Picasso nel 1968 incide 24 fogli sulla storia d’amore tra Raffaello e la Fornarina. Proprio da una celebre copia de La Fornarina (1530) di Raffaellino del Colle prende avvio una ricca galleria di ritratti femminili, tra cui Donna seduta (1920) di Picasso e Autunno (1935) di de Chirico. Il gioco di rimandi prosegue. Arte al di là dei confini del tempo.
Vittorio Sgarbi
Questo nuovo raffronto è forse il più bello. La rassegna mette in mostra tre personalità straordinarie col maestro assoluto