Incinta, costretta a digiunare Poi chiusa in casa senza acqua e gas
Il dramma di una trentenne. Condannato l’ex compagno
TRENTO Il Ramadan nella cultura musulmana è il mese in cui si pratica il digiuno, è un precetto religioso riservato agli adulti, ma per le donne in stato di gravidanza non è previsto. È una questione di tutela della salute della madre e del nascituro, ma per un marocchino di 39 anni questa «regola» non avrebbe avuto alcun valore. L’uomo, infatti. pretendeva dalla sua compagna in attesa del primo figlio di osservare il periodo del Ramadan e quindi il digiuno.
A nulla sarebbero servire le suppliche della donna, un’ucraina trentenne, e le sue spiegazioni dei rischi, l’uomo era irremovibile. Ma l’uomo non avrebbe solo preteso dalla donna il rispetto del precetto, l’avrebbe anche costretta a tenere in ordine la casa. Doveva essere tutto a posto come voleva lui, altrimenti scoppiavano le liti violente, urla e insulti. «Quando rientro a casa deve essere tutto in ordine», gli intimava l’uomo prima di uscire per andare al lavoro. Il trentanovenne chiudeva poi la porta a chiave di fatto impedendo alla donna di uscire anche solo e semplicemente per fare la spesa.
Un incubo per la giovane madre che sarebbe durato oltre un anno e culminato con una «punizione» esemplare. Dopo aver concesso alla compagna una breve vacanza al madre con la mamma l’avrebbe accompagnata in un’altra casa, in paese lontano dal luogo di residenza, con la scusa della visita della sorella. Ma l’appartamento era senza luce, gas e acqua. La donna sarebbe stata controllata più volte e chiusa in casa, senza soldi e neppure la possibilità di uscire. Ma c’è di più: solo in un secondo momento la trentenne ha scoperto che la fantomatica sorella che era venuta a far visita al compagno altri non era che la moglie, arrivata dal Marocco insieme ai bambini. Un colpo al cuore per la donna in attesa di un figlio. La trentenne non sapeva nulla dell’esistenza della moglie del compagno, non sapeva che era sposato e neppure che era padre. Per oltre un anno ha subito le angherie dell’uomo, gli insulti e i maltrattamenti.
Le violenze e le vessazioni erano iniziati già nel primo periodo di convivenza, nel maggio del 2017. La coppia aveva preso un appartamento in Valsugana per costruire una famiglia. Quello almeno era il sogno di lei, ma fin dai primi giorni di convivenza il trentanovenne si sarebbe rivelato un uomo iroso e spesso violento.
In un’occasione, dopo averla rinchiusa — era agosto del 2017 — nell’appartamento senza luce e gas, l’uomo in preda alla rabbia perché aveva fatto un incidente con l’automobile si sarebbe sfogato sulla compagna spintonandola e gettandola violentemente a terra. La donna era in avanzato stato di gravidanza ed è caduta sulla pancia. Solo grazie ad un’amica ha poi trovato il coraggio di denunciare il compagno.
L’uomo nei giorni scorsi è stato condannato in rito abbreviato dal gup Enrico Borreli a dieci mesi e venti giorni di reclusione.