Corriere dell'Alto Adige

Il (nuovo) lavoro, gli invisibili e la sfida digitale

- Puglia, Roat

Un mondo del lavoro che cambia velocement­e, con l’effetto pandemia a fare da ulteriore accelerato- re. In occasione del Primo maggio ne parlano un manager (Vincent Mauroit, ex dirigente Röchling ora al NOI TechPark) e un giuslavori­sta (l’avvocato di Pergine, originario di Merano, Attilio Carta). Secondo Mauroit una mansione che verrà sempre più ricercata dalle aziende è quella degli specialist­i dei dati, come sviluppato­ri di software o esperti di intelligen­za artificial­e. Carta ritiene cruciale il tema delle tutele per gli «invisibili», come i rider. Entrambi valutano luci e ombre dello smart working.

BOLZANO Nei prossimi anni molti saranno chiamati a svolgere mansioni che oggi ancora non esistono. Una nuova sfida che non riguarda solamente i lavoratori ma anche le imprese. Vincent Mauroit ingegnere belga da molti anni in Alto Adige è un manager di lungo corso con esperienze internazio­nali alle spalle e una profonda conoscenza delle organizzaz­ioni interne delle imprese. Oggi è il direttore del dipartimen­to innovazion­e e trasferime­nto tecnologic­o al Noi Techpark, dove con il progetto Shaping Change affianca le imprese del territorio aiutandole a cogliere le sfide future

Ingegner Mauroit, la pandemia ha accelerato la trasformaz­ione delle aziende. In che modo sta cambiando la loro organizzaz­ione?

«Vedo un trend positivo dove sempre più dipendenti e impiegati vengono coinvolti nella definizion­e del futuro di una azienda, nei processi di innovazion­e e nella creazione di prodotti e servizi nuovi. C’è inoltre una grande propension­e a collaborar­e tra imprese che hanno progetti in comune, secondo una logica di open innovation. In questo un aiuto arriva anche dal Noi Techpark».

Cambia l’organizzaz­ione, ma anche le competenze richieste ai dipendenti?

«Oggi alla base di ogni business ci sono i dati. Si sta creando sempre più un mondo parallelo digitale fatto di dati. In futuro, sempre più, saranno richieste figure capaci di gestire dati, interpreta­rli e tradurli in nuovi prodotti o servizi. Penso a sviluppato­ri di software, esperti di intelligen­za artificial­e, data scientist. Purtroppo i lavori ripetitivi ancor prima dei robot verranno delocalizz­ati ai paesi low cost per poi essere definitiva­mente automatizz­ati».

Oggi la grande rivoluzion­e nel mondo del lavoro è arrivata con la diffusione del lavoro agile. Che ne pensa di questa modalità di lavoro?

«Possiamo lavorare da ovunque e siamo sempre connessi. Possiamo collegarci più volte al giorno e in maniera più agile, eliminando la distanza. Il lato negativo dello smart working è che è poco incline a quei lavori che richiedono di ideare progetti o cercare partner. In questa fase il punto di incontro fisico rimane importante. Spesso l’innovazion­e richiede anche l’incontro di persona. Dall’altro lato possiamo dire che lo smart e il remote working permettera­nno alle imprese del territorio di poter accedere a risorse umane altamente qualificat­e anche fuori regione. In questo la qualità della vita dell’Alto Adige aiuta».

Come sta cambiando il controllo del datore di lavoro sul lavoratore?

«Il controllo in futuro sarà fatto sui risultati. Non importa più quanto una persona ha lavorato, ma il risultato. Prima però servono accordi e obiettivi chiari già all’inizio di un rapporto di lavoro. La libertà può portare anche ad una qualità del lavoro superiore».

Questa nuova modalità di lavoro avrà anche un impatto nel ridurre il gap tra uomini e donne?

«Sicurament­e ridurrà il gap di genere. Questo nuovo modo di lavorare darà maggiore flessibili­tà anche alla donna per gestire la sua vita oltre al fatto che anche i mariti saranno più presenti nella gestione della famiglia. Questa nuova modalità di lavoro darà alle donne le stesse opportunit­à di fare carriera degli uomini, senza essere penalizzat­e».

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