GIOVANI, LA QUOTA È GIUSTA
Quando parliamo di pari opportunità ci riferiamo alle donne, quasi che siano l’unica categoria a essere penalizzata. In realtà, sotto vari punti di vista, la questione investe anche i giovani, soprattutto in Italia. Un Paese per vecchi, un Paese che invecchia, dunque con un futuro grigio e non solo per il colore dei capelli. La crescita della popolazione favorisce l’aumento del Pil, ma da alcuni anni gli abitanti dello Stivale sono in diminuzione: da quasi trent’anni, il saldo tra nati e morti è negativo, però l’immigrazione ha «nascosto» il fenomeno. In un simile contesto, ci si aspetterebbe un’attenzione particolare a coltivare i nuovi talenti e a consentire loro di esprimersi, invece avviene esattamente il contrario. Molte ragazze e molti ragazzi scappano all’estero non perché rifiutano lavori umili (che infatti oltre frontiera accettano), bensì per non essere sfruttati con finti stage e soprattutto per avere la possibilità di avere una carriera basata esclusivamente sui principi della meritocrazia. Il quadro è noto, ogni tanto si mette in cantiere qualche progetto per sostenere l’occupazione giovanile e lo sviluppo professionale, ma nessuna svolta è all’orizzonte. Lorenzo Sassoli de Bianchi, vicepresidente della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, ha deciso così di smuovere le acque: a settembre, da Bologna dove si terrà l’assemblea annuale dell’organizzazione, lancerà infatti un piano articolato che ha anticipato in un’intervista al Corriere nei giorni scorsi.