Giudiceandrea, primo italiano al vertice Swr «Insieme ripartiremo»
Ieri sera l’assemblea della piattaforma economica «Swr- Ea» Il neoeletto annuncia: «Serve sostenibilità sociale e generazionale»
Federico Giudiceandrea è il nuovo presidente, ed il primo di lingua italiana, di Swr-Ea, la piattaforma comune del mondo economico altoatesino, fondata nel 2016. «Stiamo già uscendo dalla crisi legata alla pandemia — afferma — ma in futuro bisognerà rivedere le filiere produttive, accorciandole e rilocalizzando alcune produzioni».
BOLZANO Da ieri sera Federico Giudiceandrea (nella foto) è il nuovo presidente di Swr-Ea. Si tratta della piattaforma comune del mondo economico altoatesino, fondata nel 2016 attraverso la fusione tra il Südtiroler Wirtschaftsring e l’Useb, le due associazioni che riunivano rispettivamente gli imprenditori di lingua tedesca e quelli di lingua italiana. Una divisione etnica che venne superata, decidendo di unire le forze. Swr-Ea raggruppa le sei associazioni economiche di categoria più rappresentative dell’Alto Adige. Ieri sera si è svolta l’assemblea generale nella sala meeting dell’Hotel Four Points Sheraton. Il momento più importante della serata è stato il passaggio di consegne, in base alla rotazione biennale prevista dallo statuto, tra il presidente uscente Hannes Mussak, in rappresentanza di Apa Confartigianato, e Federico Giudiceandrea, esponente di Assoimprenditori.
Dottor Giudiceandrea, lei è il primo presidente di lingua italiana di Swr-Ea, la piattaforma più rappresentativa del mondo economico altoatesino. Ne è orgoglioso?
«Sì, credo che abbiamo dimostrato, dando vita ad SwrEa, che si possano superare le barriere linguistiche per affrontare insieme delle sfide comuni. Anzi, credo che questo sia un esempio da seguire e da replicare».
Lei ha appena concluso il suo mandato di presidente di Assoimprenditori, con il passaggio di consegne ad Heiner Oberrauch, e già inizia questa nuova sfida. Con che spirito?
«Con molto entusiasmo, consapevole che sarà una sfida impegnativa. Anzitutto voglio ringraziare Hannes Mussak, che ha guidato Swr-Ea in un momento delicato. La nostra società, e quindi anche la nostra economia, si è trovata di fronte a sfide mai viste. Non è stato facile affrontarle, ma lo abbiamo fatto insieme, cioè nell’unico modo possibile. Su questo concetto tutti noi — cioè parti sociali, istituzioni, la società intera — dobbiamo lavorare ancora».
Proprio in questi giorni sono finalmente possibili alcuni allentamenti delle restrizioni, con una ripresa del turismo. Un buon segnale per l’economia altoatesina.
«Sì, possiamo dire che la ripresa sia già partita, soprattutto per il turismo, che nella nostra provincia è fondamentale. Oggi voglio guardare già oltre la pandemia, anche perché sono convinto che grazie ai vaccini potremo lasciarci alle spalle questa emergenza, e dare così anche un segnale di ottimismo e positività. Vogliamo tutti tornare alla normalità di sempre, ovviamente anche sotto il profilo della produzione, dei consumi, dell’economia. Certo, la pandemia lascerà delle conseguenze negative sul Pil provinciale, ma credo che l’Alto Adige riuscirà a limitare i danni come territorio».
Quali sono gli ostacoli che potrebbero frenare la ripresa?
«Sicuramente la carenza delle materie prime, che si sta registrando in tutto il mondo e che complica tutta l’industria manifatturiera. Questa pandemia ci ha insegnato che la globalizzazione troppo spinta è pericolosa: rischiamo di dipendere troppo da altre economie mondiali. Pensiamo ad esempio al caso, ben noto in Alto Adige, della difficoltà di fornirsi di mascherine in piena crisi pandemica. Anche i più tenaci sostenitori della globalizzazione senza freni, di fronte al collo di bottiglia sulle materie prime creato dalla delocalizzazione troppo spinta, alla luce dei problemi che proprio adesso stiamo vivendo con i prezzi delle materie prime alle stelle, dovranno convenire che bisogna rivedere le filiere produttive, accorciandole, rilocalizzando alcune produzioni essenziali. Ma ci sono anche altre emergenze altrettanto importanti».
Quali?
«Il divario tra le classi meno abbienti e quelle più ricche sta crescendo nel mondo, in Europa ed anche in Alto Adige, come certifica l’indice di Gini, che misura la forbice sociale. E poi dobbiamo fare attenzione alla disoccupazione giovanile. In sintesi, serve sostenibilità: ecologica, dei mercati, sociale e generazionale».
Gli obiettivi
Di fronte al collo di bottiglia sulle materie prime creato dalla delocalizzazione troppo spinta, bisogna rivedere le filiere produttive, accorciandole e rilocalizzando alcune produzioni essenziali