Mondiali 2019, scontro sull’ambiente
Pescosta: «Il turismo è già oltre i limiti». Senoner: «Un’opportunità di sviluppo»
La Badia dice no ai mondiali di sci 2029 e la Gardena vuole andare avanti da sola. «Gli ammodernamenti di piste e strade vanno comunque fatti, grazie ai mondiali arriveranno i fondi» dice il gardenese Rainer Senoner, del comitato organizzatore della Coppa del Mondo. «Non possiamo più sacrificare la sostenibilità ambientale al turismo di massa. La popolazione è stufa, dobbiamo tirare il freno» ribatte l’assessore di Badia Werner Pescosta.
BOLZANO Una decisione “anticonformista” in una vallata a vocazione turistica come la Val Badia, presa a maggioranza sia in giunta sia in consiglio, non passa certo inosservata. Il no alla candidatura Gardena-Badia per i Campionati mondiali del 2029 non è passata senza polemiche che sono sconfinate in insulto, Werner Pescosta, assessore a scuola e cultura del comune di Badia spiega le ragioni del no. Che sono formali e sostanziali.
Come è maturato il no alla candidatura mondiale per Badia? Quali sono le ragioni che hanno spinto il Comune a rifiutare?
«Le ragioni sono tante: formali ma soprattutto sostanziali. Siamo stati posti di fronte, sindaco compreso, a decisioni già prese in altre sedi e come se il sì fosse sottinteso. Noi, e con noi la popolazione, abbiamo chiesto di vederci più chiaro ma sugli interventi più impattanti ma le risposte sono state vaghe. Gli ordini verranno da Fisi e Fis e, per nostra esperienza, saranno tutti funzionali ad un ulteriore sviluppo di strutture e manifestazioni sportive e indipendenti, per non dire incuranti, dell’impatto sociale. É vero che è solo di una lettera d’intenti, ma un sì oggi diventerebbe automaticamente impegnativo per molti altri sì successivi. La verità è che per noi i Mondiali sono obsoleti, non più conciliabili con la sostenibilità ambientale».
Quali sono state le altre perplessità che vi hanno convinto a rinunciare alla candidatura?
«Consideriamo prioritarie le valutazioni reali sui costi e benefici sociali per la nostra popolazione, che non è fatta solo di imprenditori turistici. Badia e la vallata soffrono già di overturismo, bisogna scalare qualche marcia. Le code sui sentieri di montagna e sulle ferrate hanno radici lontane e non sono più compatibili con la sostenibilità ambientale. Non abbiamo bisogno di ulteriori afflussi turistici. La sostenibilità non è valutabile solo con i soldi che potrebbero esser messi a disposizione per ulteriori opere. É già capitato che poi siano gli stessi comuni, quindi la popolazione residente, a doversi fare carico dei debiti».
Siete convinti che la maggioranza della popolazione non consideri i mondiali come un’opportunità?
«Certo, e sono preoccupazioni fondate. Ai contadini viene chiesto di mettere a disposizione i terreni produttivi, anche loro si chiedono quando finirà. Tutta la popolazione vede l’ambiente naturale a cui era abituata, sempre più sacrificato al turismo di massa. Anche il marchio Unesco per le Dolomiti è diventato un argomento di marketing anziché di tutela. Anche un referendum sul tema Mondiali a Badia, avrebbe l’esito di un no, grazie!»
In valle ci sono opinioni diverse: Badia no, Corvara sì.
«Anche l’amministrazione di Corvara è stata informata all’ultimo momento. L’argomento è stato trattato fra le varie, proprio perché il sì era atteso e sottinteso. Ma Corvara è unicamente a vocazione turistica, e l’amministrazione ne è lo specchio. Fuori stagione però sono aperti solo i bancomat, ma si può bere un caffè! A Badia, Pedraces, San Leonardo e La Villa la gente ci vive, e vuole continuare a viverci, con il turismo certo ma non solo per il turismo!».