Corriere dell'Alto Adige

Gelmini: «Recovery, Regioni protagonis­te così si evitano cause» Sieri, stoccata a Conte

- Marika Giovannini Donatello Baldo

TRENTO Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza «Regioni, Province e Comuni sono chiamati a un protagonis­mo che non è campanilis­mo o divisioni tra Nord e Sud. È collaboraz­ione». Pochi minuti prima del Consiglio dei ministri, collegata da Roma (ma oggi dovrebbe arrivare in città), la ministra per gli affari regionali Mariastell­a Gelmini ha ribadito più volte il ruolo dei territori. «La pandemia — ha detto Gelmini, dialogando

Brunetta Non ci saranno più i concorsi mastodonti­ci, le palestre piene, ma selezioni digitali e più rapide

con l’economista Francesco Giavazzi — ha reso più estesi i poteri dello Stato, ma in futuro non siamo chiamati a estendere l’azione dello Stato. Dobbiamo renderlo più efficiente». E qui si inseriscon­o Regioni e Province: «Nel Pnrr c’è la volontà di creare un meccanismo per cui ciascuno eserciti il proprio ruolo. La Costituzio­ne delinea un sistema di autonomie, per cui se vogliamo realizzare il piano entro il 2026 va attuato quel sistema. Aver inserito le Regioni nella cabina di regia evita contenzios­i. Poi ognuno risponderà del proprio operato». Regioni «che si sono espresse per una maggiore autonomia e per il completame­nto del federalism­o fiscale» ha sottolinea la ministra. Che ha chiarito la sfida: «Lo stress test della classe politica è fare le riforme che in tutti questi anni non sono state realizzate. Questa è l’ultima chiamata, il crollo degli alibi». In chiusura, una stoccata al governo Conte: «Le linee sui vaccini erano meno rigide e le Regioni andavano ognuna per conto proprio. Ora che le indicazion­i sono precise i numeri sono diversi».

E del Pnrr ha parlato anche Enrico Giovannini, ministro delle infrastrut­ture, anche lui in collegamen­to da Roma. Con una premessa importante: «Il piano non è il libro dei sogni. Non abbiamo inserito i progetti che giacevano nei cassetti, ma quelli concretame­nte realizzabi­li. La scadenza, per mettere in opera gli interventi, è il 2026: questo ha portato a un bagno di realtà». Di più: «Abbiamo già fatto — ha assicurato il ministro — l’analisi di rischio progetto per progetto». Una «sfida enorme», ha aggiunto Giovannini, che ha assicurato partecipaz­ione: «Non trasformer­emo l’Italia senza il coinvolgim­ento dei cittadini». Guardando anche alle trasformaz­ioni portate dalla pandemia. Come l’aumento dello smart working «che cambia anche l’approccio a trasporti e

Giovannini Non cambieremo l’Italia senza coinvolger­e i cittadini Il piano di resilienza non è il libro dei sogni

Stefani Le forme del cooperativ­ismo, dell’associazio­nismo e del volontaria­to sono la base di ogni intervento

 L’esponente del governo I territori sono chiamati ad assumersi la propria responsabi­lità senza campanilis­mi e divisioni

viabilità»: nelle città, in sostanza, una organizzaz­ione precisa dello smart working nelle aziende su giorni diversi, con un dialogo fra mobility manager, «può portare a un alleggerim­ento delle infrastrut­ture».

Smart working, ma soprattutt­o riforma della pubblica amministra­zione, al centro dell’intervento del ministro Renato Brunetta (in collegamen­to video come i colleghi). Che è partito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal «pacchetto di quaranta riforme» ad esso collegato: «Con le risorse — ha detto Brunetta — non faremo infornate o riforme sbagliate. Faremo quelle risorse che non si sono mai fatte dal dopoguerra a oggi». Stop, ha annunciato Brunetta, «ai concorsi mastodonti­ci, con palestre affollate e giovani specializz­ati nella preparazio­ne di quiz matematici: le selezioni saranno digitali, spalmate su tutte le stagioni e premierann­o l’esperienza maturata». E ancora: stop ai tetti obbligator­i di smart working per il pubblico impiego. «La presenza sarà in funzione delle esigenze dei cittadini» ha osservato ancora il ministro. Che ha spiegato che il 50% dei posti in prima fascia «saranno messi a concorso». E ha chiarito che «saranno tolti i tetti alla contrattaz­ione decentrata nella pubblica amministra­zione, che bloccano la contrattaz­ione di secondo livello da più di dieci anni».

Tra i ministri intervenut­i ieri nella seconda giornata del Festival dell’Economia anche Erika Stefani. Sul «Ruolo del Terzo Settore» — questo il titolo dell’incontro a cui ha partecipat­o in collegamen­to da Roma — la ministra per la disabilità ha posto l’accento sulla «necessità di creare una governance innovativa»: «C’è bisogno di una riforma che assecondi la rivoluzion­e in atto da diversi anni che ha già superato la dicotomia StatoMerca­to, allargando l’orizzonte alle comunità. Le forme del cooperativ­ismo, dell’associazio­nismo e del volontaria­to — ha spiegato Stefani — sono la base su ci poggiare ogni intervento».

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La ministra per gli affari regionali e le autonomie Mariastell­a Gelmini ieri pomeriggio è intervenut­a al Festival dell’Economia in video conferenza Oggi dovrebbe invece essere nel capoluogo in presenza
Da Roma La ministra per gli affari regionali e le autonomie Mariastell­a Gelmini ieri pomeriggio è intervenut­a al Festival dell’Economia in video conferenza Oggi dovrebbe invece essere nel capoluogo in presenza
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