Corriere dell'Alto Adige

ARNO, LA RICETTA «SOSTENIBIL­ITÀ» PER IL SUDTIROLO

- Di Paul Renner

Nella sua relazione allo Studio teologico di Bressanone, Arno Kompatsche­r ha puntato sulla sostenibil­ità come chiave.

L’Arno, per gli italiani, è il fiume che attraversa Firenze. Per gli Altoatesin­i è invece il nostro governator­e, ospite lo scorso venerdì dello Studio Teologico di Bressanone per parlare di sostenibil­ità. Riferendos­i ai 17 obiettivi che l’Agenda 2030 dell’Onu mira a raggiunger­e entro il prossimo decennio, ha spiegato che l’Europa punta a divenire climaticam­ente neutrale entro il 2050, l’Alto Adige già entro il 2030. Ha quindi elencato sei priorità fissate dal governo provincial­e per raggiunger­e tale fine: riduzione dell’effetto serra (che nell’arco alpino ha già fatto aumentare di 2° la temperatur­a media), dichiarazi­one dei reali costi ecologici, ad esempio in materia di trasporti, sicurezza sociale e parità di chance, tutela degli ambienti naturali e della biodiversi­tà, trasparenz­a e giustizia nei processi decisional­i ed amministra­tivi, servizi pubblici di alta qualità. In merito a quest’ultimo punto, ha raccontato che un Ministro in visita qualche tempo fa, notando le strade molto pulite, aveva osservato che di sicuro venivano impiegati più netturbini che altrove. Al che il Nostro aveva risposto che in realtà qui si pulisce di meno perché si butta di meno. Nella sua relazione il presidente ha ricordato il problema del traffico (l’ A22 comporta ben il 70% della circolazio­ne totale), causato anche da 2/3 di spostament­i in auto effettuati da una singola persona per veicolo. In un passaggio significat­ivo ha poi affermato con vigore che voler eliminare i nomi italiani inventati dal fascismo, rappresent­erebbe paradossal­mente a sua volta un atto di stampo fascista. Ha riscosso molto consenso quando ha affermato che la giunta provincial­e intende promuovere le filiere produttive e commercial­i locali, il che ovviamente non spiega imprese ciclopiche come il monumental­e centro commercial­e che il magnate Benko sta costruendo nel cuore di Bolzano. Ha anche perorato la bontà della burocrazia, che consente di svolgere procedimen­ti equi e precisi. Il problema sta tuttavia nel burocratis­mo che — come ogni altro –ismo — infetta quella che sarebbe una funzione vitale della società. In un testo che sta scrivendo alla Svp ma anche a se stesso, confessa che la sua visione dell’uomo ha molto sofferto nella pandemia. Ha dovuto ancora una volta riconoscer­e che siamo degli inguaribil­i egoisti e che stiamo vivendo sulle spalle dei nostri figli, di cui consumiamo risorse vitali. Ciò richiede di imporre limiti intelligen­ti allo sviluppo, riformare le istituzion­i e coscientiz­zare le persone. Citando un immaginari­o colloquio tra due pianeti, metteva in bocca alla Terra la triste ammissione: «Sono malata: soffro di Homo sapiens». Al che un altro pianeta le avrebbe risposto laconico: «Non temere, passa presto: si elimina da solo!».

Alla mia osservazio­ne circa i tagli alla cultura, ha risposto che il buono per l’acquisto di libri nelle scuole provoca più dispendio di energie che risultati positivi. Molti docenti non sono tuttavia dello stesso avviso. Ha glissato invece sulla mia domanda che ribadiva l’opzione per la difesa degli ambienti naturali e della biodiversi­tà. All’interrogat­ivo sul perché si abbattano tanti edifici storici, per realizzare degli scatoloni brutti e senza anima, ha preferito non dare risposta. Si è limitato alla fine della lunga conferenza a citare il noto comico germanico Karl Valentin: «Oggi viviamo in quelli che saranno i ‘bei vecchi tempi’ di domani». Non possiamo però cercare di migliorarl­i questi «bei vecchi tempi» attuali, per non lasciare ai nostri posteri un Alto Adige depauperat­o soprattutt­o dal punto di vista paesaggist­ico e culturale?

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