Sieri, Gelmini insiste: «Dobbiamo avere fiducia nella scienza Va superata la paura»
La ministra: «Governo a tempo, finirà presto» Fedriga e Fugatti all’attacco di Conte: «Ora si corre»
Mariastella Gelmini rivendica
TRENTO subito discontinuità rispetto al governo Conte: nel rapporto con le Regioni («Prima venivano ascoltate di tanto in tanto»), nella campagna vaccinale («Noi abbiamo dato linee chiare e ora tutti corrono nella stessa direzione»). Poi fissa gli obiettivi della legislatura — «Che sarà breve» — partendo dalla legge quadro per l’autonomia differenziata. Ma guardando avanti, la ministra agli affari regionali mette in chiaro un punto fermo: «Fatte le riforme, chiusa la campagna vaccinale, questo governo non durerà un minuto in più. Si tornerà alla normalità politica».
Seduta accanto ai governatori Maurizio Fugatti e Massimiliano Fedriga, nel dibattito moderato dal caporedattore web del Corriere del Veneto e del Corriere di Bologna Simone Casalini sull’«Autonomia al tempo del Covid», Gelmini riprende alcuni dei temi già accennati il giorno precedente nel suo intervento video dalla capitale. Insistendo sui nodi più spinosi: il centralismo, il ruolo dei territori. Ma anche la campagna vaccinale. Con l’appello a chi ancora non ha ricevuto il siero e ha dei dubbi a «credere nella scienza». E con un’apertura ai vaccini in vacanza almeno «nelle regioni che riescono a garantire questo servizio. L’importante è rispettare le priorità vaccinali mettendo in sicurezza i soggetti fragili».
«Personalmente — sottolinea la ministra riavvolgendo il nastro della riflessione — non ho alcuna nostalgia di uno Stato che fa tutto e non sento il bisogno di un nuovo centralismo. Penso piuttosto a uno Stato più efficiente». E sul rapporto con i territori: «Il governo precedente ascoltava le Regioni di tanto in tanto, noi le abbiamo coinvolte per poter trovare delle soluzioni insieA Non a caso, i territori sono stati inseriti nella cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza «assumendosi anche la loro responsabilità». Il messaggio è chiaro: «Questo è l’ultimo appello, ma non dobbiamo cedere al campanilismo. I cittadini non ce lo perdonerebbero. Ognuno deve fare la propria parte». In una «progettualità che superi i divari territoriali e le disparità di genere». E che tenga conto di un aspetto: «Anche il Nord ha sofferto a causa della pandemia. Le cicatrici, a Milano, si vedono. E per mantenere la competitività, anche il Nord ha bisogno di una nuova progettualità». Quindi il federalismo fiscale: «Dobbiamo avere il coraggio di abolire o di attuare la riforma del 2009. Io sono per attuarla». Arrivando, entro la fine della legislatura, «a consegnare almeno l’approvazione di una legge quadro sull’autonomia differenziata» a quei territori che si sono espressi attraverso un referendum. «Se non si farà un passo in avanti avremo perso tanto tempo».
Una legislatura che secondo la ministra sarà necessariamente breve. «L’esperienza di governo nazionale è eccezionale, non siamo di fronte a una nuova maggioranza. Questo governo sta in piedi per la leadership molto forte di Mario Draghi e perché si mette in primo piano la necessità di far uscire l’Italia dalla pandemia». Ma finita l’emergenza legata alla pandemia e approntate le riforme per la ripresa economica, «il governo non durerà un minuto di più». E ogni partito tornerà a fare il proprio percorso.
marcare la differenza tra il governo attuale e quello precedente è anche Fedriga, che non è tenero nei confronti di Giuseppe Conte: «Mentre lo Stato comprava i banchi con le rotelle le Regioni spendevano le loro risorse per la pandemia senza fare debito». E sottolinea con un occhio a Roma: «L’unità nazionale sta nella valorizzazione del federalismo. Il più grande danno è cercare di fare di tutto la stessa marmellata. Dobbiamo trovare la sintesi della diversità».
Non meno tranciante Fugatti. che ricorda una «surreale» riunione della conferenza Stato-Regioni «alle due di notte» sulle distanze dei tavoli dei ristoranti. «Nessuno — allarga le braccia il governatore trentino — voleva prendersi la responsabilità. E allora se la sono presa le Regioni». Un miglioramento dei rapporti con il governo che si vede, secondo Fugatti, anche dalla valutazione delle leggi: «Con il governo Conte la Provincia ha avuto circa 15 impugnative. Ad oggi con il governo Draghi ancora nessuna». Anche se sul piatto le partite aperte sono due: quella energetica e quella degli appalti. Netto, il governatore, anche sulle risorse del Recovery: «I territori che da qui al 2026 dimostreranno di saper spendere le risorse dovranno ricevere anche i soldi di quei territori che non sono riusciti a spenderli tutti». Detto in altri termini: «Se le risorse non vengono spese, quelle quote devono essere redistribuite tra i territori che invece le sanno spendere».
E lo stesso Fugatti, a margine dell’incontro ufficiale, si è ricavato un momento di confronto con la ministra per affrontare i temi trentini ancora aperti. Con il vicepresidente della Provincia Mario Tonina, il direttore generale Paolo Nicoletti e i dirigenti Valeria Placidi e Roberto Andreatta, il governatore ha messo sul piatto in particolare il nodo delle risorse del Piano nazionale di ripartenza e resistenza, chiedendo di «poter aver voce in capitolo sui progetti che interesseranno il nostro territorio» ha detto. Ma a Gelmini è stata ricordata anche la partita finanziaria sui gettiti arretrati, che vale circa un miliardo. La richiesta, ancora una volta, è stata quella di congelare per due anni i patti con lo Stato.
Federalismo «Entro la legislatura una legge quadro sull’autonomia differenziata»