Corriere dell'Alto Adige

LA PIÙ BELLA AVVENTURA SI TROVA ANCORA TRA LE PAGINE DI UN ROMANZO

-

Dopo tutto questo lungo periodo di paura e chiusure, uno spiraglio di libertà risveglia la voglia di avventura. «Non è che un’avventura», dice una canzone. Certo le avventure potrebbero essere tante, forse proprio dietro l’angolo.

E se l’avventura fosse quella di immergersi in un buon libro?

Alcune delle storie più antiche e diffuse nel mondo sono storie di avventura, come Omero nell’Odissea.

Avventura è quindi pensare alla realtà, anche a quella più banale e ordinaria, con l’atteggiame­nto dell’esplorator­e, dell’investigat­ore, dell’avventurie­ro, di colui che si mette in gioco, che intende rischiare.

E se l’avventura cominciass­e ogni giorno, al ritmo del cuore e del respiro?

Partiamo quindi per la nostra avventura. L’avventura, per me, dovrebbe parlare di un’esperienza che ci appartiene interament­e, che sia il nostro modo di viaggiare, incontrare la realtà.

Si attinge all’esperienza della mobilità per esprimere il trapasso, le strutture della vita, i mutamenti e le situazioni esistenmed­iocre ziali e persino il movimento attraverso un testo, il passo. La radice indoeurope­a della parola viaggio è «per», interpreta­to come tentare, mettere alla prova, rischiare il nuovo, il diverso e sperimenta­rlo.

Ad ognuno di noi, almeno nei suoi verdi anni, è venuta voglia di andare per andare.

Mi vengono in mente gli eroi dei miei tempi: la maschera di James Dean e le sue pazze corse in macchina, la moto di Brando quando era il selvaggio e le svagate violenze dei protagonis­ti di Hair, puniti dalla morte in Vietnam, catarsi per un ritorno, magari alla normalità. Una cultura «on the road», quella dei beatniks: Kerouac, Burroughs, Ginsberg, Joe Fante, Ferlinghet­ti, Neil Cassidy.

Beat che vuol dire beato, ma anche ritmo, movimento: il jazz di Charlie Parker che suonava la sua vita, senza risparmio. Si aveva un bisogno di parole, l’estasi di vivere idee condivise, idee da sciorinare in una strada, un viaggio.

Io ho amato pazzamente i viaggi di chi non aveva una rotta tenebrosa, ma una incolore quotidiani­tà alla quale attaccarsi come una gruccia, ma scavando dentro la quotidiani­tà trovandoci tesori, meraviglie, viaggi. Furono gli anni delle mie letture di Kafka, Svevo, Pessoa. Niente di nuovo sotto il sole?

O meglio tutto di nuovo perché in questo periodo ci siamo accorti che il nuovo è un sorgere e un passare che non sorge e non passa.

Il nuovo trattiene un rapporto stretto con ciò che ci è abituale.

Il nuovo avvolge la realtà come in una fitta tela di ragno. Ripetendo un’esperienza la tela si lacera ed emerge quello che è rimasto nell’ombra che si profila nitido al nostro sguardo, alla nostra anima, riempiendo­la di qualcosa che assomiglia alla felicità.

Dove rivolgere la mia avventura? Torno in Grecia dove conosco ogni sasso, ma scopro sempre qualcosa di nuovo, o mi rifugio in montagna dove l’avventura mi fa l’occhiolino raccontand­omi sempre storie nuove fra le cime del Latemar.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy