L’ex assessore «Valichi aperti ma sostenibili Trentino al palo»
Gilmozzi: conta il turista di domani
È perentorio l’ex assessore
TRENTO provinciale Mauro Gilmozzi: «Mai parlare di chiudere i passi. I passi devono essere aperti alla sostenibilità». Non è un gioco di parole o un artificio per nascondere dietro un termine un’altra verità. Ma un approccio necessario secondo Gilmozzi «per introdurre un cambiamento culturale che deve essere per forza graduale». E su cui in Trentino «non si è più fatto niente nell’attuale legislatura».
La gestione del traffico sui passi è un terreno che ha visto impegnato, e spesso anche molto criticato, l’assessore Gilmozzi. Le chiusure del mercoledì, il potenziamento delle corse nelle valli, ma anche i ricorsi al Tar degli albergatori hanno segnato gli ultimi anni della scorsa legislatura. Ma Gilmozzi è convinto della bontà di quel percorso: «Parlare di chiusura — ragiona — è sempre sbagliato. Questa è una nuova proposta di godimento del paesaggio e del contesto dolomitico, per noi e per i turisti. Ed è il senso che sta dietro la nomina delle Dolomiti come patrimonio dell’umanità: quindi non c’è dubbio che lavorare in direzione di un cambiamento, soprattutto ora che parliamo di transizione ecologica, sia importante e distintivo. Quando però si parla di cambiamento
c’è bisogno di un approccio graduale, c’è bisogno di una costruzione della cultura di una diversa mobilità e questo era quello che stavamo costruendo, ovviamente in stretta e forte sintonia con la Provincia di Bolzano fino a 3-4 anni fa. Con Bolzano eravamo riusciti anche a ottenere una norma di attuazione per quanto riguardava però il transito nel territorio delle nostre due Province. Richiede un lavoro costante e importante, un impegno di energie che mi pare ora il Trentino non dedichi più al tema».
La gradualità di cui parla Gilmozzi stava nel «potenziamento della mobilità pubblica, a partire dal fondovalle, e nel disincentivare quella privata. Eravamo anche arrivati a ipotizzare l’utilizzo dei fondi di confine per la mobilità pubblica così da coinvolgere anche la Regione Veneto».
Si era passati anche al posizionamento
Si tratta di un cambiamento culturale che richiede gradualità: ma l’idea di portare in quota più persone possibile non è quella vincente I giovani di oggi amano i mezzi ecologici
delle telecamere e quindi ai mercoledì di chiusura dei passi: «Erano prove, esperimenti, non c’è una formula assoluta che sia vincente: si procede gradualmente ma bisognerebbe farlo con continuità. Servono azioni più concrete, che noi avevamo avviato e su cui rischiamo di restare indietro». Anche perché, secondo Gilmozzi, è al turista del futuro che bisogna guardare: «Il turista, soprattutto quello straniero, secondo studi che avevamo commissionato, cercava una montagna senza traffico. E sarà sempre più così, i giovani di oggi si spostano in metro o con i monopattini e spesso non fanno più nemmeno la patente. Per questo ribadisco: in quota non bisogna portare su più gente possibile, ma certo puntare su passi aperti, ma aperti alla sostenibilità».