Depero e i sogni in 3D
Alla Casa d’Arte Futurista di Rovereto l’installazione che trasporta a New York
Decisamente affollato, denso di scene di vita vissuta, sprizza energia da tutte le parti. Gente che lavora e che si diverte, che si sposta in macchina o in subway, fa la spesa, va a vedere uno spettacolo o una mostra, fa un giro sulla ruota panoramica. Ci sono le insegne luminose, i locali a luci rosse e pure i ravioli di Rosetta, gli hotel e i pompieri in azione su uno dei tanti grattacieli accalcati. Da Broadway a Coney Island, c’è anche la Grande depressione ma in primis c’è tutto lo stile, l’ecclettismo, la visionarietà dell’«arte totale» di Fortunato Depero (Fondo, 1892Rovereto, 1960) nel plastico che trasporta in 3D i sogni futuristi dell’artista trentino a New York. Realizzato da Gaetano Cappa e dall’Istituto Barlumen per il Mart, Depero. 1929 Drama (2020) è una metropoli in miniatura alla cui esecuzione hanno lavorato 11 persone per sei mesi e che ha comportato lo studio di centinaia di documenti e migliaia di immagini. È questo il coup de theatre riservato al pubblico dalla Casa d’Arte Futurista Depero, che ha da poco riaperto i battenti dopo un restyling dell’edificio e un nuovo allestimento degli spazi interni. «I mesi di chiusura per l’emergenza sanitaria – spiega Nicoletta Boschiero, responsabile del museo a Rovereto fondato dal futurista nel 1957 – hanno permesso di procedere con gli interventi». Casa Depero era un’ideazione profetica che puntava all’abolizione di ogni gerarchia nelle arti. L’artista curò i minimi dettagli, dal mobilio ai mosaici e ai pannelli dipinti. Morì poco dopo l’apertura. «Nel 2009 – dice la studiosa - il Mart ha dato una seconda vita al progetto deperiano con un complesso restauro. Adesso abbiamo rifatto il maquillage». Negli ambienti rinnovati ecco, esposti a rotazione, i circa 3000 oggetti donati dall’artista alla città, fra dipinti, disegni, tarsie in panno e in buxus, grafiche, giocattoli, mobili, locandine, collage, manifesti. Dalle sperimentazioni del primo Novecento, allo stravolgimento del linguaggio pubblicitario negli anni Venti e Trenta, fino alle commissioni pubbliche degli anni Cinquanta. Un’immersione nel mondo fantastico di un pioniere del design contemporaneo, sperimentatore di forme, supporti, soluzioni, capace di innovare e influenzare le produzioni dei decenni successivi e fino ai giorni nostri. Basti pensare alla bottiglia a cono del Campari Soda disegnata nel 1932, diventata simbolo stesso del marchio: rimasta uguale da allora. Il museo ha riaperto con due nuovi focus espositivi che muovono dall’attività di studio e ricerca dell’Archivio del ’900, dove è conservato il Fondo dell’artista. Il primo approfondimento è dedicato al periodo futurista del poco conosciuto Trilluci, nome d’arte del trentino Umberto Maganzini (1894-1964). Un nucleo di acquarelli in deposito al Mart testimonia il suo legame con Rovereto e l’amicizia con Depero, frequentato a Roma nella metà degli anni Dieci, a muovere i primi passi. Quindi, lo sguardo si allarga all’attività artistica di Trilluci, con documenti e fotografie.
È un asso nella manica il secondo focus, con la citata ricostruzione tridimensionale della Grande Mela così come Depero
La rinascita
Nel 2009 ci fu il primo restauro Ora è stato rifatto il maquillage
E a rotazione sono esposti i 3000 oggetti donati dall’artista alla città
l’aveva vista e decifrata. Utilizzando materiali riciclati secondo i canoni futuristi, 1929 Drama rappresenta una scenografia immaginaria popolata da personaggi in miniatura come marionette all’interno di un teatrino disseminato da didascalie, racconto visivo di scene vissute dall’artista e raccontate nel canovaccio di «New York film vissuto», il primo libro parolibero sonoro - mai pubblicato - che avrebbe dovuto raccogliere le «impressioni newyorkesi» dell’esperienza di Depero tra il 1928 e il 1930.
Il plastico costituisce l’anteprima della mostra Depero new Depero al Mart, dal 22 ottobre al 30 gennaio 2022: «Una rassegna – svela Boschiero - che esplora l’attualità delle sperimentazioni di Fortunato Depero dagli anni Settanta a oggi».
Saranno esposte 500 opere in prevalenza di Depero, ma pure creazioni di Ettore Sottsass e Alessandro Mendini. È l’onda lunga del futurista, sempre schierato contro gli schemi obsoleti.