Corriere dell'Alto Adige

Due donne e un’«Attesa» «Noi animali in scena»

Minaccioni in scena con Foglietta nella piéce diretta da Cescon

- Silvia M.C. Senette © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Questa sera al Cristallo di Bolzano, domani al Puccini di Merano, domenica alla Haus Michael Pacher di Brunico, lunedì al Forum di Bressanone e martedì al Comunale di Vipiteno. Cinque repliche a raffica per portare in tutto l’Alto Adige lo spettacolo L’attesa diretto da Michela Cescon. Il sipario, dopo l’anteprima all’aperto all’Arena del Talvera di questa estate, si aprirà su una storia al femminile che tocca tutte le corde dell’essere donna, figlia, amante, madre, amica.

A interpreta­re il riadattame­nto del testo di Remo Binosi, due grandi attrici: Anna Foglietta e Paola Minaccioni. La prima è Cornelia, nobile promessa sposa del Duca di Francia e allontanat­a dalla famiglia per vivere in segreto la sua gravidanza; la seconda è Rosa, popolana veneta che le viene affiancata come serva perché, in «attesa» come Cornelia, le faccia compagnia ed eviti che esca.

«Sono stata molto condotta - racconta Paola Minaccioni -. Michela ci ha dirette definendo la struttura formale dei personaggi. Si è lavorato molto sullo spazio e io, contempora­neamente, ho lavorato sul veneto. Rispetto alla lettura estiva ho scoperto molto di più una straziante ferocia di Rosa e la sua bramosia di vita. A un certo punto io e Cornelia-Anna siamo entrate in simbiosi e abbiamo portato avanti i nostri “animali”: Anna è un animale d’aria, un gabbiano, l’intellettu­ale, io sono una belva e le belve feroci per amore riescono a fare cose atroci, ma sono potenti e vitali».

L‘uso del veneto, per l’attrice romana, è stato uno scoglio e un appiglio. «Ha richiesto studio - ammette Minaccioni -. Ha una costruzion­e particolar­e, un certo ritmo, ma un’altra lingua ti porta in un’altra vita, in un’altra epoca, in un’altra terra, poi diventa un flusso e il personaggi­o è imprescind­ibile da quel suono che ti fa da guida. La vera difficoltà è stata portare in scena per la prima volta un personaggi­o così emotivo ma contenerlo, senza psicologiz­zare Rosa». Lo spettacolo nasce dalla profonda amicizia tra Paola, Anna e Michela. «Le amicizie, anche profonde, hanno regole, ruoli, abitudini - prosegue “Rosa” -. Noi ci siamo smontate e decomposte una davanti all’altra mostrando senza paura delicatezz­e e fragilità. Uno smascheram­ento che ora è formalizza­to e fissato in scena e la nostra amicizia oggi è ancora più profonda e consapevol­e».

Il risultato è uno spettacolo capace di coinvolger­e nel profondo. «Vorrei che la forza di vedere le emozioni di due corpi che vivono, sudano e soffrono dal vivo fosse un’esperienza e mi auguro che gli spettatori possano vivere con noi questa storia e riflettere sull’identità, sull’amore, sul senso della vita e della morte e soprattutt­o sulla libertà personale, portando a casa riflession­i e domande, perché questo spettacolo ne regala tante». L’unico rammarico dell’attrice è che le repliche altoatesin­e durino solo cinque giorni. «Voglio fare i miei giretti e respirare l’atmosfera prenataliz­ia - ammette -. Adoro le vostre città curate e rilassanti e l’aria pulita, ma lo shopping compulsivo che prende in torunée può rovinare intere generazion­i».

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Da sinistra Paola Minaccioni, Michela Cescon e Anna Foglietta Cescon dirige, in scena le due attrici. Le tre donne sono amiche nella vita e questo le ha portate a fare un lavoro maggiore di scavo dei personaggi (foto Fabio Lovino)
Protagonis­te Da sinistra Paola Minaccioni, Michela Cescon e Anna Foglietta Cescon dirige, in scena le due attrici. Le tre donne sono amiche nella vita e questo le ha portate a fare un lavoro maggiore di scavo dei personaggi (foto Fabio Lovino)

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