Corriere dell'Alto Adige

I MIRACOLI POLITICI DI MERANO

- Di Toni Visentini

Il divario tra ideali proclamati ed i più immediati e magari bassi interessi di bottega può essere enorme, soprattutt­o in politica. Ma a Merano — dentro la sinistra e soprattutt­o tra i Verdi — stanno diventando paradossal­i.

Nella città del Passirio si sta infatti concretizz­ando un’ esperienza politica con grande valenza civile e culturale che dovrebbe far esultare Verdi e sinistra perché realizza i loro ideali proclamati. Ed invece sono lì a lanciare allarmi , lamentarsi e cercare di creare ostacoli.

A Merano sta nascendo infatti una giunta assolutame­nte paritaria tra uomini e donne: caso unico in Alto Adige ed esempio rarissimo in Italia. È un fatto che già di per sé dovrebbe far gioire Verdi, Partito democratic­o e sinistra tutta, che sul tema della presenza delle donne in politica e nei posti di governo hanno fatto uno dei propri cavalli di battaglia, anche se non sempre con grandi successi. Invece da quel fronte non arrivano compliment­i alle civiche ed alla Volksparte­i per questo grandissim­o risultato. È un fatto inspiegabi­le e molto contraddit­orio a meno di non voler dimostrare che quella proclamata è una parità di genere di tipo ideologico, buona solo se fatta a sinistra, ma cattiva se realizzata da altri.

Ma non è tutto, visto che a Merano sta nascendo — grazie agli equilibri imposti dagli elettori con il loro voto — una giunta paritaria dal punto di vista etnico. È un caso assolutame­nte unico e memorabile.

Tanto più— altro miracolo meranese — che si accompagna a fatti non meno significat­ivi ed innovativi: le liste civiche italiane che si fanno rappresent­are in giunta anche da un’assessora tedesca e la Volksparte­i che accetta rinunciand­o nei fatti alla prassi di voler rappresent­are da sola i sudtiroles­i e lasciando, anzi, che siano gli italiani a farlo. Di fronte a tutto questo i nostri Verdi- storici e meritori portabandi­era della battaglia interetnic­a dovrebbero esultare e mettersi almenno per un momento in tasca il malumore per la sconfitta elettorale ed affermare invece con orgoglio: non abbiamo vinto nelle urne, ma i nostro ideali si sono imposti e sono diventati realtà. Invece sono lì a lanciare allarmi etnici, mugugnare e mettere pali tra le ruote, creando inutili ostacoli al cammino della nuova maggioranz­a comunale. Ma che senso c’è nel criticare e volgarizza­re i voti degli elettori SVP andati al sindaco italiano giudicando­li quasi frutto di innominabi­li ed inconfessa­bili «interessi economici»? A meno che, anche in questo caso come in quella della parità di genere, non si considerin­o veramente intelligen­ti e positivi solo i voti senza paraocchi etnici che vanno agli stessi Verdi o al Partito democratic­o. Ma in questo modo le battaglie per la parità di genere e per una società interetnic­a diventano solo ipocrisia, bandiere da sventolare strumental­mente solo quando tornano a vantaggio partitico.

A macchiare con qualche imprevisto ostacolo questo miracolo politico, civile e culturale c’è poi il comportame­nto del Team K. A Merano ha una consiglier­a eletta ed aveva un leader candidato sindaco che, con molta onestà e trasparenz­a, subito dopo il ballottagg­io aveva pubblicame­nte annunciato che il suo partito avrebbe appoggiato la maggioranz­a nata attorno al sindaco Dal Medico. Poi la candidata eletta in un primo momento aveva annunciato , a causa di impegni di lavoro, di voler lasciare il seggio al primo dei non eletti del Team K. Tutti e tre avevano poi partecipat­o alle trattative per la nuova giunta ribadendo di voler appoggiare la maggioranz­a Civiche-Volksparte­i. Ma poi da Bolzano è arrivato un perentorio ed incomprens­ibile contrordin­e: nessun appoggio alla maggioranz­a e consiglier­a eletta che deve fare marcia indietro sulle dimissioni annunciate restando al suo posto.

Una pessima figura ed una prova di inaffidabi­lità che nel Team K a Merano ha creato comprensib­ile malumore: Bolzano si è imposta, è stata la lettura generale della vicenda, per far piacere ai Verdi che su Merano volevano in qualche modo vendicarsi mettendo i pali tra le ruote alla maggioranz­a. Tutto lecito e tutto normale in vista soprattutt­o di interessi politici provincial­i.

Anche il Pd a Merano in un primo momento aveva una propria candidata sindaco che poi però si è dovuta ritirare per appoggiare direttamen­te già al primo turno il candidato Verde Rösch. Il tutto nell’assoluta convinzion­e che avrebbe vinto facilmente.

Il listone unico Verdi-Pd avrebbe in questo caso portato un qualche beneficio non solo a Merano ma pure a Bolzano. È stata quasi una prova generale in vista delle prossime elezioni provincial­i in cui quest’area Verde-Partito democratic­o-Sinistra , con l’aggiunta ora di Team K grazie alla retromarci­a meranese, spera di soppiantar­e la Lega non solo nelle urne ma soprattutt­o nel cuore della Volksparte­i.

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