«Criptovalute, è un Far West Conviene solo a chi è esperto»
Il professor Sala: «L’Europa sta regolamentando e in futuro ci si potrà rivolgere alle banche»
TRENTO La vicina di casa, l’operaio, il dipendente pubblico, poi c’era la famiglia bolzanina che desiderava acquistare la casa dei sogni e nell’affare delle criptovalute aveva investito tutti i risparmi: 100 k, ossia centomila euro. Speravano di raddoppiare il valore, ma hanno perso tutto. Si erano tutti fidati delle capacità di Renzo Foladori, il 57enne trentino arrestato lunedì dalla guardia di finanza di Trento che ora si trova in carcere accusato di aver truffato un migliaio di investitori. Lui si difende rivendicando la sua buona fede, sarà il giudice — l’interrogatorio di garanzia è stato fissato per oggi — a valutare eventuali responsabilità, ma sullo sfondo della complessa inchiesta della Procura di Trento resta il mondo, che qualcuno definisce «opaco», delle criptovalute.
Nel 2018 dopo l’esplosione della bolla speculativa e dei primi entusiasmi per le monete virtuali Rovereto, denominata capitale delle criptovalute, aveva lentamente abbandonato i Bitcoin. Ma la fiducia nella moneta digitale non è mai tramontata del tutto tanto che una recente ricerca su Google indica il capoluogo altoatesino come una delle città maggiormente interessate alle criptovalute.
Il problema reale, per chi non è esperto in materia, è il rischio di finire nella rete di cyber criminali come è accaduto a tanti investitori trentini e altoatesini. Il mercato delle monete virtuali ad oggi è infatti una giungla e solo recentemente stanno uscendo in Europa i primi regolamenti. «Per ora è ancora un Far West», osserva Massimiliano Sala, professore ordinario di algebra presso l’Università di Trento e direttore del Laboratorio di Matematica Industriale e Crittografia. «Solo alcune crittovalute, tra cui i Bitcoin, hanno un loro valore — spiega — e i truffatori fanno leva sul fatto che ci sono tantissimi tipi di valute virtuali prive di ogni valore».
Investire nella moneta virtuale oggi è un rischio, quindi. «Non sono un economista, ma io non investirei. Lo farei — afferma il docente — solo se fossi davvero sicuro, conviene se una persona è molto esperta in materia. Adesso l’Europa sta regolamentando l’emissione dei crypto-asset, compresi i famosi NFT (NonFungible Token), e iniziano a esserci operatori seri, ma per l’Italia è ancora presto. Bisogna attendere un po’, poi ci sarà un mercato più trasparente. Consob e Banca d’Italia si stanno finalmente occupando del fenomeno delle crittovalute», riflette ancora il professor Sala.
Attualmente c’è il libero mercato delle criptovalute e le garanzie sono poche. Meglio dubitare, poi, di chi promette guadagni decuplicati, come facevano i fantomatici consulenti finanziari della banda sgominata nell’inchiesta «Scrigno del Re». L’Italia non è ancora pronta, anche se c’è già una tassazione di circa il 27% che viene applicata sulla differenza tra il costo di acquisto della moneta virtuale e quello di vendita. Non ci sono però enti finanziari sicuri a cui ci si può rivolgere, il rischio è andare allo sbaraglio con monete virtuali create in una notte e sulle quali non c’è alcun tipo di controllo. Foladori, secondo la ricostruzione dell’accusa, insieme agli altri sette esperti finanziari offriva l’acquisto di una quota di una società che aveva realizzato un server per coniare criptomonete. Un progetto fattibile secondo Sala: «Si possono configurare server per coniare crypto-asset, ma dipende quali, se si tratta di Bitcoin va bene, altrimenti bisogna capire se ne vale la pena». La moneta virtuale ha un valore se ha un’utilità.
«Con i Bitcoin posso spostare in maniera virtuale importanti somme di denaro dall’altra parte del mondo con minori commissioni (in media una commissione costa circa 10 euro) — continua il professore — ha una sua utilità, poi ci sono gli Ether che possono eseguire calcoli speciali, la piattaforma Etherum dal 2013 è diventata una delle più usate. In futuro questi investimenti saranno più facili, si potrà andare direttamente in banca o rivolgersi a enti finanziari vigilati».
Come accade negli Stati Uniti e anche in Inghilterra che hanno già tracciato la via nel nuovo mondo della moneta virtuale. A San Francisco, in California, ad esempio c’è il Coinbase, una società di scambio di beni digitali che ad aprile ha debuttato al Nasdaq ( National Association of Securities Dealers Automated Quotation), la prima borsa elettronica, ed è stata quotata 100 miliardi di dollari. «Sono aziende regolamentate e c’è una vigilanza, in futuro succederà anche qui — riflette ancora il professor Sala — l’investitore potrà rivolgersi anche alle banche».
I rischi
Ci sono tanti tipi di monete virtuali prive di valore
I vantaggi Con i Bitcoin si possono spostare importanti somme