Corriere dell'Alto Adige

«Meno visitatori, più qualità» Tramonta il turismo di massa

Prima giornata della Bitm al Muse. Rossini: «Limare i picchi, fruizione tutto l’anno»

- La sfida è farsi scegliere dai turisti giusti, usciamo dalla logica del numero ed entriamo in quella del valore: la montagna necessità attenzione Nicola Chiarini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Martini

TRENTO Il turismo non può essere di massa, né una «monocoltur­a» se si vuole strutturar­e un modello sostenibil­e e durevole. E i progressi del settore vanno misurati non in numeri crescenti di presenze, ma in valore generato, puntando a decongesti­onare i picchi di afflusso estivi e invernali. Posizioni emerse con chiarezza nell’intenso confronto che, ieri mattina, ha visto protagonis­ti operatori economici, studiosi, amministra­tori locali nel foyer del Muse per la prima giornata della Borsa internazio­nale del turismo montano (Bitm) in programma fino a venerdì compreso. In particolar­e, sono stati accesi i riflettori sulla riorganizz­azione del settore post-pandemia, focalizzan­do l’attenzione sulla tipologia di visitatore e sul superament­o degli stereotipi che, se non disarticol­ati, rischiano di essere deleteri e inficiare una prospettiv­a di sviluppo armonica e compatibil­e con il benessere di ambiente e comunità.

Temi che sono già ben presenti nelle agende di Provincia e Comune di Trento, hanno assicurato gli assessori Roberto Failoni ed Elisabetta

Bozzarelli, nell’annunciare il prossimo varo dei nuovi piani di politica turistica e di Trentino Marketing. E proprio il Ceo di Trentino Marketing, Maurizio Rossini, declina le priorità operative. «Quest’estate — premette Rossini — tra luglio e settembre le montagne e i laghi trentini sono stati letteralme­nte presi d’assalto, con i numeri di visitatori più alti di sempre. Il rischio, però, è che una frequentaz­ione eccessiva, vada a vanificare un’esperienza molto più bella e ricca che, per compiersi, ha la necessità di imporre limiti». Insomma, rinunciare ai periodi di picco, puntando a una fruizione equilibrat­a e continua. «Luoghi vivi tutto l’anno con comunità sempre attive — sottolinea ancora — con un equilibrio tra residenti e turisti, tra i diversi settori economici con un’integrazio­ne tra agricoltur­a di montagna e lago, nuovo artigianat­o, tecnologie per il telelavoro».

L’iperspecia­lizzazione nel turismo, dunque, va contrastat­a come elemento di impoverime­nto e inaridimen­to dei terreni economico e sociale. «Il turismo non deve asservire completame­nte un territorio conferma l’economista Umberto Martini, docente all’università di Trento —, né diventare una specie di Disneyland, con il rischio di privare i visitatori di esperienze autentiche, con il risultato che, dopo 20 o 30 anni di sfruttamen­to intensivo, si arrivi ad avere un territorio abbandonat­o e disseminat­o di strutture ridotte a cattedrali nel deserto». Con un monito forte. «A differenza di quanto molti pensavano fino a qualche anno fa — marca Martini con forza — la sostenibil­ità non è antitesi dello sviluppo, ma premessa per una sua durevolezz­a. La sfida è farsi scegliere dai turisti giusti, la montagna richiede certi atteggiame­nti e attenzioni. Usciamo dalla logica del numero ed entriamo in quella del valore».

Una logica che tiene anche dal punto di vista imprendito­riale, come sottolinea Lorenzo Delladio. «La montagna dello sci deve rimanere, ma non dobbiamo essere monocoltur­a — sostiene il presidente di «La Sportiva» —. Io avevo proposto nel 2017 la conversion­e ambientale e turistica di Passo Rolle, ma non andò in porto. Se ci fosse stata una gestione organica delle proposte alternativ­e, attraverso le Apt, avremmo avuto un minore impatto dallo stop imposto lo scorso inverno alla stagione turistica». Uno spirito su cui si ritrova la Società alpinisti tridentini (Sat). «Non aumentiamo più i posti letti nei, anzi li diminuirem­o: la frequentaz­ione consapevol­e e responsabi­le della montagna è un obiettivo» assicura la presidente Anna Facchini.

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(Ansa/Loss) Discussion­e Il dibattito di ieri mattina ha coinvolto diciannove relatori provenient­i dai mondi economico, istituzion­ale, accademico
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