Corriere dell'Alto Adige

PIÙ CHE RISCHIOSO OPPORTUNO

- Di Stefano Allievi

La società è complessa per definizion­e. Proprio per questo non è raro trovare, nelle pagine dei giornali che la descrivono, notizie apparentem­ente scollegate, ma che a uno sguardo più attento possono illuminare alcune sottili correlazio­ni.

In questi giorni ne abbiamo due, una interna e una internazio­nale. Quella interna è legata alla mancanza di manodopera nel mercato del lavoro. Notizia prevedibil­issima se ci si fosse presi la briga di leggere dei dati già qualche anno fa, dato che è più di un quarto di secolo che l’Italia è in recessione demografic­a (ha più morti che nati), ma di cui ci si accorge solo ora.

Quella internazio­nale è legata alla guerra in Ucraina, alla crisi alimentare globale che rischia di innescarsi a seguito del blocco del grano nei porti ucraini e alla futura mancata produzione di un bene primario, e quindi alla povertà e al probabile aumento del potenziale migratorio di molti paesi che rischia di innescarsi.

Da cosa sono collegate queste due notizie? Da una cifra: 400mila. È di 400mila persone la differenza (in negativo) tra nati e morti che l’Italia ha registrato lo scorso anno. Ed è di 400mila la previsione fatta dai servizi di intelligen­ce italiani (in realtà non una stima, ma le dimensioni di una preoccupaz­ione potenziale) di nuovi arrivi di migranti legata all’emergenza alimentare. Vale la pena di analizzarl­i insieme, questi dati. Se si trattasse di 400mila nuovi nati (poco importa se figli di italiani o di immigrati, visto che i secondi già da anni contribuis­cono per più di un quinto al totale delle nascite), tireremmo un sospiro di sollievo.

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