Surian: «Un passo avanti, ma non basta Servono politiche abitative più coraggiose»
Il Centro casa boccia il progetto di via Roma. «Va rivisto il sistema dei contributi» E rilancia l’idea del co-housing: «Le leggi per farlo ci sono, mettiamole in pratica»
BOLZANO «Qualcosa si muove, ma è come quando si buca la camera d’aria di una bicicletta. Non basta metterci una pezza e continuare a pedalare. Servono politiche abitative più coraggiose». Per Maurizio Surian, presidente del Centro casa, le case per i lavoratori non sono la soluzione al caro casa a Bolzano, ma solo un palliativo. «Quello che serve — dice — è una politica di affitti seria. Mettere allo stesso tavolo i rappresentanti degli inquilini, dei proprietari e i costruttori, e creare sinergie. E anche in tema di contributi, qualche ragionamento va fatto. Sono un aiuto, ma in questa forma hanno inquinato fortemente il mercato degli affitti e delle compravendite».
Era stato proprio il Centro casa, poche settimane fa, a denunciare come molte persone dal resto d’Italia si trasferiscano in Alto Adige, attratte da una realtà che vanta la piena occupazione, ma che siano ben presto costrette ad andarsene a causa dei prezzi troppo alti degli alloggi. «Non dico ci sia un fuggi fuggi — puntualizza Surian —, ma in molti se ne vanno. Chi viene a lavorare qui, non è solo il grande professionista, il grande manager che non ha problemi economici a reperire un appartamento. Abbiamo molti lavoratori “normali”, impiegati per esempio nel commercio, nei servizi, nell’industria. Persone con stipendi normali, da 1.300-1.500 euro al mese, che si trovano a dover far fronte ad affitti da 700-800 euro».
La possibilità di costruire nuovi alloggi appare preclusa. «I terreni, in città, sono tutti bloccati — afferma il presidente —. E venire a sapere che la cantina Gandolfi si trasferirà, cedendo i propri spazi all’ennesima catena di supermercati, mi getta nello sconforto. Aspettiamo tutti la legge urbanistica, ma intanto qualcosa bisogna fare».Difficile pensare a nuove aree di espansione. «Il sindaco aveva proposto di edificare nei comuni ai confini di Bolzano — ricorda —. Ma se ci lamentiamo già oggi dei pendolari, come possiamo dire che si deve costruire ancora, fuori città? Capisco che il problema non sia facile da risolvere, ma ogni tanto ho l’impressione che si crei un cortocircuito».
Una delle soluzioni proposte è quella del co-housing. «Usiamo le armi che abbiamo — incalza Surian —. La giunta ha approvato una nuova legge provinciale sull’edilizia sociale che parla, esplicitamente, di un modello abitativo di quartiere. Non sarà il cohousing o gli alloggi multigenerazionali, ma il concetto è simile. Chiunque, che abiti in un alloggio privato o in un pubblico, come quelli dell’Ipes, potrebbe mettere a disposizione una stanza, a uno studente o a un lavoratore, a un piccolo prezzo. Chiedendo in cambio piccoli servizi, come un aiuto a fare la spesa o a ritirare le ricette mediche». Un modo per guadagnarci tutti. «Spesso — commenta ancora Surian — mi viene detto che un progetto del genere, il Rosenbach, è fallito. Ma il punto è che da un’esperienza andata male si può imparare, per correggere il tiro e metterne in piedi una nuova. Che funzioni».