Amianto all’Iveco, incidente probatorio al via
L’accusa: quattro morti sospette. Svolte analisi tecniche e mediche, scontro sui risultati
BOLZANO Si è aperto ieri in tribunale a Bolzano, con qualche contrattempo, l’incidente probatorio per l’indagine sulle morti sospette di quattro ex operai dell’Iveco. L’indagine della Procura era scattata nel 2018, in seguito alla morte per mesotelioma pleurico di Gianfranco Leder (68 anni). Indagine che si era poi allargata, in seguito alle morti, per la stessa malattia, di altri tre ex operai (Stefano Del Bon, Luciano Bresadola e Armando Fontana). Nel 2019 i Nas avevano sequestrato 118 carriponte, 48 argani motore, 20 motori di argani/carriponte, 27 coperchi freno e una piastra frenante contenenti parti in amianto. Della loro analisi era stato incaricato l’ingegner Daniele Martelloni, per far luce, sull’aspetto tecnico — cioè sulla presenza di amianto nei macchinari e nell’ambiente di lavoro — mentre un altro perito, il dottor Bruno Murer, anatomopatologo, doveva verificare l’aspetto medico-legale, quindi l’eventuale nesso causale tra l’esposizione all’amianto e l’insorgere della neoplasia. Ieri però alcuni periti sono giunti in ritardo per l’intenso traffico. Nel corso dell’incidente probatorio hanno quindi illustrato le metodologie di analisi utilizzate, ma non c’è stato poi tempo per esporre anche le conclusioni delle perizie svolte. L’udienza, alla presenza degli avvocati Mayr (difesa), Nettis, Gallippi e Brazzini (parti offese), è stata così aggiornata al prossimo 6 luglio. Secondo quanto trapela, comunque, le verifiche avrebbero esiti contrastanti. Da un lato, l’analisi tecnica sugli ambienti di lavoro lascerebbe dei dubbi sulle responsabilità di Iveco, mentre quella medica «conferma il nesso di causa tra l’esposizione all’amianto e la malattia di tre degli ex operai», come riferisce Bartolomeo Senette (Essebi risarcimenti) che segue i familiari delle vittime.