Salomone sicuro «Serve un patto con le imprese»
Salomone: il crescente costo della vita acuirà il problema
Per il presidente dell’Agenzia del Lavoro di Trento, Riccardo Salomone, la soluzione al problema dei salari «non è facile ma la via è quella della contrattazione: bisogna fare un patto tra imprese e lavoratori per aumentare i salari e in cambio la produttività in modo da far crescere il sistema».
TRENTO La consapevolezza c’è tutta. «Conosco i dati e alla luce del costo della vita sempre più alto è evidente che abbiamo un problema» ammette Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del Lavoro, riferendosi ai salari trentini, più bassi rispetto al Nordest e alla Provincia di Bolzano per tutte le tipologie di lavoratori e, fatta eccezione che per gli operai, anche rispetto alla media italia. La soluzione è meno chiara: «La via maestra — riflette tuttavia — resta la contrattazione collettiva».
Professore come si spiega questo quadro?
«Abbiamo senz’altro un problema, perché, seppure con un’elevata qualità della vita, il costo della stessa tendenzialmente si alzerà ancora: le ultime previsioni europee segnalano un aumento che potrebbe arrivare anche al raddoppio rispetto alla situazione attuale lungo il prossimo anno e mezzo per poi scendere. E il fatto che le retribuzioni siano così basse rispetto al Nordest e a Bolzano ci dice che abbiamo un problema. E spiegarlo non è facile così come trovare delle soluzioni. Il nostro Pil da una decina di anni non cresce e le piccole imprese pesano tantissimo in termini di mancata capacità di innovazione e hanno ridotta capacità redistributiva».
A Bolzano il Pil in effetti ha un altro andamento e così le buste paga.
«Appunto, si vede che la situazione è diversa e la dinamicità maggiore, sia perché si è più in grado di sfruttare le dinamiche di innovazione sia per l’accesso ad alcuni mercati come quello tedesco e quello austriaco; il livello imprenditoriale e la consistenza delle imprese sono diverse».
Quali possono essere le soluzioni?
«Una ricetta sicura non c’è, ma sicuramente la via maestra per i salari è la contrattazione collettiva; in alcuni settori chiave sarebbe opportuno che ci si trovasse al tavolo per negoziare aumenti salariali non tanto grandi da andare poi a incrementare la spirale inflazionistica eppure concreti. Ci sono tavoli aperti da troppo tempo su cui insistere con dinamiche di territorio».
Il turismo è un esempio?
«Sì. Ma anche nel pubblico i salari sono sotto media».
Una zona che tanti — a torto o a ragione — reputano di comfort.
«Va detto che il Trentino ha carichi di lavoro e condizioni di lavoro e di contrasto al lavoro povero che sono sicuramente positive e quindi una situazione di relativo comfort c’è: se pensiamo al tasso di occupazione e disoccupazione siamo i migliori di Italia così come sulla crescita del lavoro a tempo indeterminato. Abbiamo la capacità di tenere insieme i pezzi, ci sono meno sacche di povertà e il divario tra lavoro standard e
Cuneo fiscale È importante, ma non è detto sia risolutivo: ridurre la pressione fiscale non basta
non standard, ossia protetto o meno, enorme negli Usa, non è altissimo. Così però fatichiamo anche ad avere un aumento della produttività: se hai poche risorse da redistribuire queste vanno a pioggia a coprire un po’ tutti, senza riuscire a premiare la qualità e a servire come leve per aggredire meglio le dinamiche di produttività».
Altri strumenti?
«Una leva indiretta è quella dell’innovazione che porta con sé una crescita del salario. Un vero punto di svolta sarà capire se e quando la Germania avvierà una dinamica di aumento salariale e rinnovi contrattuali: se questo succede a traino anche noi ne saremo influenzati».
Il punto di partenza tuttavia ci pare di capire sia la presa di consapevolezza di un dato che sorprende ancora.
«Esatto la presa di coscienza è il punto di partenza: è necessario un patto collettivo in cui, a fronte di un aumento salariale contenuto per evitare l’inflazione, si negozia un aumento della produttività e altri fattori di interesse delle imprese e così cresce l’intero sistema, senza caricare l’intro problema sulle spalle dell’ente pubblico».
Salario minimo e riduzione del cuneo fiscale di cui si parla molto in queste settimane possono aiutare?
«Il salario minimo non è in Trentino il nodo principale, anche se andrebbe a risolvere alcune situazioni marginali che comunque ci sono; io sono favorevole a che l’Italia compia questo passo. Quanto al cuneo fiscale bisogna capire se ci sono le condizioni per farlo ed essere consapevoli che, come tutte le leve generaliste, non è detto che produca gli stessi effetti ovunque e sia veramente trainante: il punto non è solo alleggerire la pressione fiscale ma mettere le imprese in condizione di essere forti e innovative».