Corriere dell'Alto Adige

Gianni, lo zio di Benno: «Deve dire tutta la verità, ha premeditat­o i delitti»

- Di Luigi Ruggera

BOLZANO «Io non credo al pentimento di Benno: deve dire tutta la verità, perché ancora non l’ha fatto. Sono convinto che Benno abbia premeditat­o il duplice delitto di Laura e Peter». Lo ha detto ieri, al termine dell’udienza a carico di Benno Neumair, suo zio Gianni Ghirardini, marito di Carla Perselli e cognato di Laura e Peter. Lo zio dell’imputato ieri in aula è stato ascoltato come testimone della parte civile. Poi, parlando con i cronisti, ha spiegato: «La decisione spetterà ovviamente alla Corte d’assise. Noi familiari siamo comunque convinti che sia stato un duplice omicidio premeditat­o. Basti pensare che Benno non aveva mai il permesso di usare l’auto dei genitori, i quali proprio per questo tenevano le chiavi della Volvo nascoste. Non solo, ma in quei giorni era stata dimessa dall’ospedale la nonna e quindi l’auto doveva essere sempre disponibil­e, nel caso si presentass­e la necessità di doversi muovere in fretta per andare ad assisterla. Eppure, nonostante tutto questo, la mattina del delitto, Benno annunciò alla sua amica che quel giorno l’avrebbe raggiunta in auto». Si tratta del resto di un elemento, quello della possibilit­à di utilizzare l’auto di famiglia, centrale nel processo a carico di Benno Neumair: il trentenne è reo confesso ma ha affermato di avere ucciso il padre durante un litigio, per «farlo stare zitto», quindi d’impulso, e poi la madre. Ma la mattina di quel 4 gennaio 2021, Benno aveva anticipato a Martina, una donna di Ora che frequentav­a in quel periodo, che in serata l’avrebbe raggiunta a casa di lei in auto (non era mai accaduto prima, visto che lui si spostava sempre con i mezzi pubblici). E così, in effetti, fu: Benno prese la Volvo dei genitori, ma solo dopo averli uccisi ed avere caricato i loro cadaveri nel bagagliaio, per gettarli infine nell’Adige dal ponte di Vadena. Il fatto che Benno avesse annunciato di poter usare l’auto, proprio quella sera, rappresent­erebbe quindi un elemento di prova fondamenta­le per dimostrare la premeditaz­ione, cioè un’aggravante da ergastolo. Gianni Ghirardini ieri ha poi aggiunto che anche in merito al movente, a suo avviso di tipo economico, Benno non abbia ancora detto la verità. Durante la sua deposizion­e in aula, lo zio di Benno ha poi letto la lettera che lui scrisse al nipote, quando il trentenne era stato arrestato da poco e non aveva ancora confessato i due omicidi. E Gianni, nella lettera, invitava Benno a farlo: «Ogni essere umano ha un percorso di vita da fare. Il tuo in questo momento è segnato da un obbligo assoluto: dire la verità» scrisse Gianni nella lettera recapitata in carcere a Benno, il quale però non rispose, così come rifiutò la richiesta dello zio di fargli visita in carcere.

Ghirardini ha infine ricordato che, quando Laura e Peter erano spariti nel nulla, Benno voleva sapere con insistenza dove si trovava la busta che i suoi genitori lasciavano agli zii quando affrontava­no dei viaggi: la busta, che conteneva probabilme­nte le ultime volontà della coppia in caso di incidenti, non venne mai aperta, e non è stata comunque più rinvenuta dopo il duplice delitto. Ieri, nel corso dell’udienza, sono stati sentiti anche altri testimoni della parte civile (un amico dei Neumair, un’addetta alle pulizie e la badante della nonna di Benno). Prossima udienza il 14 giugno.

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Reo confesso Benno Neumair durante un’udienza del processo a suo carico per omicidio e occultamen­to di cadavere. Ieri era comunque assente

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