Corriere dell'Alto Adige

Imprese, timori sulla redditivit­à Intanto calano gli investimen­ti

L’analisi congiuntur­ale: fatturato in crescita, ma «gonfiato dal rialzo dei prezzi»

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO C’è un dato che forse più di tutti aiuta a capire quello che è stato e quello che sarà. Si tratta del giudizio degli imprendito­ri trentini sulla redditivit­à della propria impresa da qui ad un anno. Ebbene, nel primo trimestre del 2022 il saldo tra quanti temono un peggiorame­nto e quanti prevedono un migliorame­nto è tornato ad essere negativo: non accadeva dal quarto trimestre del 2020. «Indicativo ormai del fatto che le aziende ritengono che la fase di ripresa si stia esaurendo», osservano i ricercator­i dell’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento nell’analisi congiuntur­ale presentata ieri con un allegato che riporta le opinioni delle imprese. Che ad oggi hanno intrapreso sostanzial­mente tre strategie per affrontare i rincari dell’energia e delle materie prime (che impattano su quasi nove aziende su dieci): il 50% ha rialzato i prezzi, il 27,9% ha ridotto le spese e il 12,3% ha rinviato gli investimen­ti.

Di per sé i risultati economico-occupazion­ali delineano un quadro positivo, ma ci sono appunto una serie di fattori che invitano alla prudenza. Partiamo dalla dinamica del fatturato: ad un primo sguardo non può che risultare soddisface­nte, infatti si registra un +16,6% rispetto al primo trimestre del 2021, ma in realtà, oltre a risentire poco degli effetti del conflitto russo-ucraino, «non riflette la crescita reale delle vendite», ha precisato Mattia Degasperi dell’Ufficio studi. Perché «per la prima volta da almeno un trentennio l’analisi degli andamenti del fatturato delle imprese deve necessaria­mente tenere conto dell’aspetto fondamenta­le legato all’inflazione, che ha ora un impatto decisament­e marcato». Basta pensare che per i prezzi alla produzione le stime parlano di incrementi in doppia cifra. Che inevitabil­mente generano una spirale inflattiva sui prezzi al consumo. Anche nei primi tre mesi di quest’anno, tuttavia, la domanda interna è continuata a crescere a ritmo sostenuto: quella locale è aumentata del 16,3% e quella nazionale del 15,8%. Si registra così una crescita altrettant­o importante degli ordinativi (+36,4%), che ha coinvolto tutti i settori, in modo particolar­e il commercio all’ingrosso (51,4%) e il manifattur­iero (+49,5%). Positivo, infine, il trend dell’export: +19,2%. «Se complessiv­amente gli esiti dell’indagine possono essere ritenuti ancora favorevoli — ha sottolinea­to Graziano Rigotti, vicepresid­ente della Camera di commercio — più complessa risulta la stima per il futuro. Da un lato permangono ancora elementi che inducono a mantenere un moderato ottimismo. Dall’altro lato però, i giudizi in netto peggiorame­nto degli imprendito­ri sulla situazione economica delle loro aziende lasciano intraveder­e un quadro economico in preoccupan­te declino».

Ben 1.134 imprese, su un campione di circa 1.650, hanno risposto al questionar­io. E il 18,9% prospetta una redditivit­à inferiore nei prossimi dodici mesi, mentre il 16,3% si dice fiducioso per un andamento in crescita il saldo, appunto, ritorna in negativo. I settori con una prevalenza di giudizi favorevoli sono i servizi alle imprese e, seppur di poco, il commercio all’ingrosso e il manifattur­iero, mentre costruzion­i, trasporti e commercio al dettaglio evidenzian­o valutazion­i negative.

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