Studiare lo sguardo Rembrandt incisore
A Stenico opere dall’ «Autoritratto» a «La Morte della Vergine»
Ritratti e autoritratti capaci di restituire le profondità dell’essere umano, in un dialogo di continuità con una natura ricca, espressa al massimo delle sue potenzialità. Soggetti biblici come inesauribile fonte iconografica, scene di genere rappresentate attraverso una complessità di elementi in cui nulla appare definitivo. Ogni cosa è soggetta a mutamento, in una continua ricerca in cui trova spazio anche l’idea del «non finito» come forma d’arte compiuta. Da oggi al Castello di Stenico è possibile ammirare «Rembrandt. Le opere grafiche delle collezioni del Castello del Buonconsiglio», la mostra che accompagnerà l’estate dell’incantato maniero che dall’alto di un dosso domina le Giudicarie, a poca distanza dal lago di Garda e dalle Dolomiti di Brenta.
Si tratta di una raccolta di incisioni realizzate dall’artista olandese Rembrandt Harmenszoon van Rijn, noto solo come Rembrandt (Leida, 1606 –Amsterdam, 1669), proveniente dalla collezione Lazzari
Turco Menz, donata nel 1924 al Municipio di Trento. Conservata al Castello del Buonconsiglio, è qui giunta «riunita in varie teche o ripari di cartone», grazie alla disposizione testamentaria del musicista Raffaello Lazzari, marito di Giulia Turco Turcati, figlia di Simone e pronipote dello stesso Menz. Tra i molti fogli che compongono la raccolta, sedici esemplari sono tirati da lastre originali e con carte filigranate che ne confermano l’autenticità e la datazione. Tra essi, La Morte della Vergine e L’Autoritratto del 1633, presenti nel percorso espositivo al Castello di Stenico. «Riuscite molto belle, intagliate di buon gusto e fatte di buona maniera», con queste parole nel 1660 Guercino manifestava la sua ammirazione per le acqueforti del «gran virtuoso» Rembrandt.
Articolata in sette sezioni, la mostra si apre con un omaggio ai donatori della raccolta, per entrare nel vivo della produzione di Rembrandt con «ritratti e autoritratti». Un interesse all’introspezione e alla ricerca psicologica, testimoniato già dalle opere giovanili, che raggiunge le più intense punte espressive dagli anni Quaranta in poi. Accanto all’Autoritratto del 1633, tra le opere di pregio sono da ricordare il ritratto con la moglie
Saskja l’Autoritratto alla finestra, con l’artista impegnato a disegnare o a incidere una lastra, ma anche quelli del mercante d’arte Clement de Jonghe e dell’orefice Jan Lutma. Si prosegue con i soggetti biblici, che spaziano dai momenti fondamentali della vita di Cristo, a parabole e miracoli, che Rembrandt interpreta concentrandosi sui momenti di più alta tensione emotiva. Proprio per questo, tali lavori saranno oggetto di riproduzioni a stampa anche nei secoli seguenti. Con i paesaggi, il percorso raggiunge il cuore dell’estetica di Rembrandt. Uomo e natura sono visti come un respiro unico, una forza
che procede all’unisono e diventa sfondo in cui inserire storie bibliche, mitologiche o di vita quotidiana. Notevoli le opere che mettono al centro la figura dell’eremita san Girolamo. La quinta sezione è dedicata alle scene di genere che caratterizzano l’arte nordica, portando i visitatori nella vita quotidiana olandese, ritratta con un realismo vivace, non disdegnando situazioni umoristiche e, talvolta, intenti moraleggianti. L’itinerario continua con le acqueforti che già dal 1640-1650 raggiunsero l’Italia. Ben presto le stampe furono collezionate da amatori e artisti e nel Settecento vennero adottate dalle accademie come materia di studio. Alcune opere dei maestri italiani del Seicento, Salvator Rosa e Giovan Battista Castiglione, la cui arte fu molto influenzata da Rembrandt, sono infatti in mostra.
Il viaggio si conclude con una panoramica sulla diffusione seicentesca dei dipinti di Rembrandt in Italia e nel resto d’Europa, una notorietà collegata soprattutto alla circolazione di numerose incisioni.
Uomo e natura sono come un respiro unico, sfondo di storie bibliche