Corriere dell'Alto Adige

Studiare lo sguardo Rembrandt incisore

A Stenico opere dall’ «Autoritrat­to» a «La Morte della Vergine»

- Di Gabriella Brugnara

Ritratti e autoritrat­ti capaci di restituire le profondità dell’essere umano, in un dialogo di continuità con una natura ricca, espressa al massimo delle sue potenziali­tà. Soggetti biblici come inesauribi­le fonte iconografi­ca, scene di genere rappresent­ate attraverso una complessit­à di elementi in cui nulla appare definitivo. Ogni cosa è soggetta a mutamento, in una continua ricerca in cui trova spazio anche l’idea del «non finito» come forma d’arte compiuta. Da oggi al Castello di Stenico è possibile ammirare «Rembrandt. Le opere grafiche delle collezioni del Castello del Buonconsig­lio», la mostra che accompagne­rà l’estate dell’incantato maniero che dall’alto di un dosso domina le Giudicarie, a poca distanza dal lago di Garda e dalle Dolomiti di Brenta.

Si tratta di una raccolta di incisioni realizzate dall’artista olandese Rembrandt Harmenszoo­n van Rijn, noto solo come Rembrandt (Leida, 1606 –Amsterdam, 1669), provenient­e dalla collezione Lazzari

Turco Menz, donata nel 1924 al Municipio di Trento. Conservata al Castello del Buonconsig­lio, è qui giunta «riunita in varie teche o ripari di cartone», grazie alla disposizio­ne testamenta­ria del musicista Raffaello Lazzari, marito di Giulia Turco Turcati, figlia di Simone e pronipote dello stesso Menz. Tra i molti fogli che compongono la raccolta, sedici esemplari sono tirati da lastre originali e con carte filigranat­e che ne confermano l’autenticit­à e la datazione. Tra essi, La Morte della Vergine e L’Autoritrat­to del 1633, presenti nel percorso espositivo al Castello di Stenico. «Riuscite molto belle, intagliate di buon gusto e fatte di buona maniera», con queste parole nel 1660 Guercino manifestav­a la sua ammirazion­e per le acqueforti del «gran virtuoso» Rembrandt.

Articolata in sette sezioni, la mostra si apre con un omaggio ai donatori della raccolta, per entrare nel vivo della produzione di Rembrandt con «ritratti e autoritrat­ti». Un interesse all’introspezi­one e alla ricerca psicologic­a, testimonia­to già dalle opere giovanili, che raggiunge le più intense punte espressive dagli anni Quaranta in poi. Accanto all’Autoritrat­to del 1633, tra le opere di pregio sono da ricordare il ritratto con la moglie

Saskja l’Autoritrat­to alla finestra, con l’artista impegnato a disegnare o a incidere una lastra, ma anche quelli del mercante d’arte Clement de Jonghe e dell’orefice Jan Lutma. Si prosegue con i soggetti biblici, che spaziano dai momenti fondamenta­li della vita di Cristo, a parabole e miracoli, che Rembrandt interpreta concentran­dosi sui momenti di più alta tensione emotiva. Proprio per questo, tali lavori saranno oggetto di riproduzio­ni a stampa anche nei secoli seguenti. Con i paesaggi, il percorso raggiunge il cuore dell’estetica di Rembrandt. Uomo e natura sono visti come un respiro unico, una forza

che procede all’unisono e diventa sfondo in cui inserire storie bibliche, mitologich­e o di vita quotidiana. Notevoli le opere che mettono al centro la figura dell’eremita san Girolamo. La quinta sezione è dedicata alle scene di genere che caratteriz­zano l’arte nordica, portando i visitatori nella vita quotidiana olandese, ritratta con un realismo vivace, non disdegnand­o situazioni umoristich­e e, talvolta, intenti moraleggia­nti. L’itinerario continua con le acqueforti che già dal 1640-1650 raggiunser­o l’Italia. Ben presto le stampe furono colleziona­te da amatori e artisti e nel Settecento vennero adottate dalle accademie come materia di studio. Alcune opere dei maestri italiani del Seicento, Salvator Rosa e Giovan Battista Castiglion­e, la cui arte fu molto influenzat­a da Rembrandt, sono infatti in mostra.

Il viaggio si conclude con una panoramica sulla diffusione seicentesc­a dei dipinti di Rembrandt in Italia e nel resto d’Europa, una notorietà collegata soprattutt­o alla circolazio­ne di numerose incisioni.

Uomo e natura sono come un respiro unico, sfondo di storie bibliche

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Da sinistra, un particolar­e di «La Morte della Vergine» e l’«Autoritrat­to» di Rembrandt, entrambi risalenti al 1633. esposti al Castello di Stenico
Dialogo Da sinistra, un particolar­e di «La Morte della Vergine» e l’«Autoritrat­to» di Rembrandt, entrambi risalenti al 1633. esposti al Castello di Stenico

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