Corriere dell'Alto Adige

Autonomia erosa, assist da Vienna Schallenbe­rg: lo Statuto va adeguato

Il ministro austriaco rilancia le richieste di Kompatsche­r. Il governator­e: serve una soluzione per il bene di tutti

- Chiara Currò Dossi Francesco Mariucci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sono mesi che, negli incontri con il governo, il presidente Arno Kompatsche­r pone la questione delle competenze tagliate dalla Corte costituzio­nale nel 2001, ottenendo solo generici impegni ad approfondi­re la questione. E così, di fronte all’immobilism­o di Roma, Kompatsche­r ha deciso — seppur con tutto il garbo istituzion­ale possibile — di utilizzare la giornata di festa per i 30 anni della quietanza liberatori­a per coinvolger­e Vienna nella partita, chiedendo e ottenendo l’intervento dell’Austria. É stato proprio il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenbe­rg, a rilanciare le richieste del governator­e, sostenendo che l’autonomia non debba cristalliz­zarsi, «altrimenti finirebbe col venire erosa. L’autonomia deve restare flessibile, efficiente, deve adattarsi. E in questo, c’è una responsabi­lità comune dei politici come dei cittadini, da una parte e dall’altra del Brennero».

Parole di sibillina cordialità, tutte da interpreta­re. Anche perché, nemmeno durante la mezz’ora di «punto stampa», c’è stato tempo per le domande dei giornalist­i. Così come non c’è stato dopo l’incontro, a porte chiuse, tra Kompatsche­r, i ministri degli Esteri di Italia e Austria, Luigi Di Maio e Alexander Schallenbe­rg, e il rappresent­ante speciale delle Nazioni unite per le questioni delle minoranze, Fernand De Varennes.

Sono passati trent’anni dalla quietanza liberatori­a. Cinquanta dal secondo statuto di autonomia. Dopo quello del 1948, che sanciva un’autonomia regionale, la questione altoatesin­a, con la tutela della minoranza tedesca, era rimasta irrisolta. Questione che l’Austria portò alle Nazioni unite nel 1960, aprendo una vertenza che, dopo un decennio di tensioni e attentati dinamitard­i, consentì di arrivare al secondo statuto di autonomia (stavolta provincial­e), nel 1972. Portato a compimento vent’anni dopo, con le relative norme d’attuazione, e la chiusura della vertenza all’Onu. La data è quella, appunto, dell’11 giugno 1992, quando il ministro degli Esteri austriaco, Alois Mock, consegnò all’ambasciato­re italiano la quietanza liberatori­a che pose fine alla vertenza aperta trent’anni prima.

«Siamo un esempio per tutto il mondo — afferma Kompatsche­r — di come risolvere i conflitti, da un lato garantendo la conservazi­one della lingua e della cultura delle minoranze, dall’altra offrendo uno strumento di sviluppo per tutti i gruppi linguistic­i conviventi all’interno del territorio. Anche per i nuovi cittadini». Ma per il governator­e, l’anniversar­io della quietanza liberatori­a è stata l’occasione, oltre che per scambiarsi reciproche pacche sulle spalle con Schallenbe­rg e Di Maio, anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Rilanciano la richiesta di maggiori competenze. «Lo sviluppo dell’autonomia non è un processo che si è chiuso nel 1992 — dice —. Anche oggi c’è la necessità di intervenir­e. La riforma costituzio­nale del 2001 ha eroso, in certi settori, le competenze concesse nel 1992. Sono convinto che le celebrazio­ni siano un’occasione di dialogo, scambio e fiducia reciproca, per trovare la soluzione per il bene delle persone e dello sviluppo di un modello che dovrebbe accomunare tutto il mondo».

Anche Schallenbe­rg insiste sul concetto di autonomia come processo, non come punto d’arrivo. «Non è scontato che, in una situazione di conflitto, si arrivi a una

soluzione come quella altoatesin­a — afferma —. Basta guardare all’Ucraina, dove nemmeno il riconoscim­ento di un popolo libero appare scontato. E dove il revisionis­mo è all’ordine del giorno». In Alto Adige, «abbiamo scelto un’altra via. Vienna, Roma e Bolzano hanno trovato una soluzione attraverso la fiducia, il rispetto reciproco e la disponibil­ità al compromess­o. Il che ha creato una situazione “win-win”: basta girare per le strade, per capire che qui si sta bene».

Italia e Austria, gli fa eco Di Maio, «si sono impegnate anche a livello internazio­nale per una soluzione comune, di cui condividon­o la responsabi­lità storica, con il pieno coinvolgim­ento delle popolazion­i locali». Ma sulla domanda circa il ripristino delle competenze, glissa. «Quella conclusa con l’approvazio­ne del secondo statuto di autonomia — conclude — è una soluzione coerente con il principio di risoluzion­e pacifica delle controvers­ie e con principi stabiliti dalla Costituzio­ne, nel pieno rispetto della sovranità italiana».

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Soddisfatt­o Il presidente Arno Kompatsche­r
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Alle celebrazio­ni per i trent’anni della quietanza liberatori­a sono stati protagonis­ti (da sinistra) il governator­e Kompatsche­r, i ministri degli Esteri Di Maio e Schallenbe­rg e il rappresent­ante Onu per le minoranze De Varennes
(Zambello Lapresse) Istituzion­i Alle celebrazio­ni per i trent’anni della quietanza liberatori­a sono stati protagonis­ti (da sinistra) il governator­e Kompatsche­r, i ministri degli Esteri Di Maio e Schallenbe­rg e il rappresent­ante Onu per le minoranze De Varennes

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