Chiesa gremita per l’addio a Zoderer «Joseph sarà con noi ancora a lungo»
Il mondo della cultura si stringe attorno alla famiglia. Achammer: abbiamo perso un grande
A metà della funzione religiosa e dei funerali di Joseph Zoderer, ieri mattina nella parrocchia di Terento intitolata a San Giorgio, salgono sull’altare tre sue nipotine. Guardano la bara color panna sormontata da un grande bouquet di rose rosse. «Caro Gesù, conserva e proteggi nostro nonno...», dicono una dopo l’altra.
Sono emozionate e disorientate proprio come le quattro chierichette che hanno assistito il parroco durante la messa nella chiesa gremita. Subito prima, Sandra Zoderer sussurra: «Certo che Joseph è ancora qui con noi e chissà per quanto tempo ancora…»
Lungo le file di banchi siedono tra gli altri l’assessore provinciale alla Cultura tedesca Philip Achammer, il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, la vicesindaca di Merano e concittadina di Zoderer Katharina Zeller, lo scrittore Carmine Abate e tanti amici e colleghi scrittrici e scrittori. Due gli interventi al violino di Marcello Fera, che esegue i propri brani “Segno” e “Andare”.
La prima fila di destra dei banchi è occupata dalla famiglia Zoderer. La moglie Sandra Morello e il fratello di lei Peter, i figli Brenda, Peter e Andreas. E poi quelle nipotine verso le quali nonno Joseph aveva adottato negli inverni del lockdown una attenzione speciale.
«Devo lavorare nel parco del maso — raccontava lo scrittore scomparso il primo giugno a 86 anni a Brunico per le conseguenze di una caduta in casa — ci sono rami da sistemare meglio. Non vorrei che le bambine si
facessero male quando verranno qui per Natale».
In chiesa qualcuno porta una candela votiva, una rosa arancione, fiori di campo. Il coro, che prima delle 10.30 aveva lasciato spazio a un gruppo di preghiera, intona salmi di speranza. Al cordoglio si unisce il sindacato regionale dei giornalisti (Zoderer aveva a lungo lavorato in redazioni a Vienna e a Bolzano).
Almeno tre generazioni (per ora) di sudtirolesi e di europei hanno vissuto, letto e scritto, progettato, sofferto e gioito al ritmo della letteratura e della poesia di Zoderer. Nella chiesta di Terento, ci sono tutte.
Renzo Caramaschi confida che un proprio nipote «mi disse che io nella scrittura ero molto meno bravo di Joseph. Lo credo bene: io sono una collina, lui una alta montagna inquieta». Carmine Abate ricorda il primo incontro «ad Amburgo, avevo da poco letto “Die Walsche” e anni dopo tu mi intervistaSti, Joseph. A tutti i costi mi hai voluto dare la metà del compenso di quel lavoro».
Per Philip Achammer: «Abbiamo perso l’esponente centrale della letteratura moderna altoatesina di lingua tedesca. I miei incontri con lui sono stati tutti speciali, qualche volta non facili per la sua forte personalità. Lo ricorderemo con l’ateneo di Innsbruck e il suo Brenner Archiv per elaborare la sua opera. Senza dimenticare che ha contribuito a rielaborare la nostra storia, la nostra Autonomia».
Il parroco nella sua omelia cita Victor Hugo e Kant. Ed è bello pensare che ieri siano entrati in una piccola chiesa pusterese anche loro. A “braccetto” di Joseph Zoderer. Inquieti come lui.