La medica della mummia «Analisi e docce regolari così Ötzi resta in salute»
Oggi la visita guidata nella cella frigo dell’uomo del Similaun
BOLZANO Il “compleanno” di Ötzi, in assenza certificato di nascita della mummia datata 5.300 anni fa, viene festeggiato il 19 settembre: data in cui, nel 1991, i turisti tedeschi Erika e Helmut Simon intravidero il torso di un corpo semiemerso dal ghiaccio durante un’escursione in montagna nella zona del Giogo di Tisa, in Val Senales, a 3.210 metri di altitudine. Ma mentre la fama dell’uomo del Similaun cresceva di anno in anno — il suo nome, sui motori di ricerca, produce ogte, gi 3,6 milioni di risultati — si è stabilita la consuetudine di organizzare, una sola volta all’anno, una speciale visita guidata alla scoperta delle «stanze segrete» del Museo Archeologico dell’Alto Adige, la «casa» di Ötzi nel cuore del centro storico di Bolzano.
E anche nel 2022 la grande data è arrivata. Oggi pomeriggio turisti, curiosi e appassionati di storia — che, di proposito o per caso, faranno tappa nell’edificio di via Museo che ospita l’affascinante mostra permanente sull’uomo venuto dal ghiaccio — potranno avventurarsi nel «dietro le quinte». Un vero viaggio nel tempo che catapulterà i fortunati visitatori prima nell’Età del rame e, subito dopo, ad ammirare la strabiliante tecnologia futuristica targata terzo millennio che consente di mantenere la star del web #OetziTheIceman in perfette condizioni di salute e di alimentare la cella frigo che lo contiene. A condurre il pubblico nelle stanze di sicurezza e nei meandri più reconditi del museo, in visite guidate per piccoli gruppi della durata di 15-20 minuti, sarà niente meno che il «medico di base» della mummia.
Martina Tauber, 48enne brissinese e medico patologo all’ospedale San Maurizio di Bolzano dopo la formazione a Innsbruck e nel Vorarlberg, fa parte del team di conservazione di Ötzi: un’equipe di esperti che in passato si è avvalsa per vent’anni delle competenze dell’anatomopatologo Eduard Egarter Vigl e, successivamendel professor Oliver Peschel selezionato tramite concorso internazionale. Ad affiancarlo, la dottoressa che segue la «remise en forme» e le cure «di bellezza» a cui l’uomo del Similaun viene sottoposto periodicamente nell’iceman box. «Durante la visita guidata offriamo la possibilità di osservare la cella laboratorio in cui eseguiamo lo speciale trattamento — rivela Martina Tauber —. Mostriamo come ci vestiamo con le divise sterili, portiamo i visitatori nelle stanze di decontaminazione e raccontiamo la procedura con cui, ogni 8-10 settimane, spargiamo un sottilissimo strato di acqua spray nebulizzata sulla mummia, fronte e retro, perché nella cella a temperatura costante di sette gradi centigradi sotto lo zero termico questa nebbia, diventata ghiaccio, crei una protezione umida che ricrea perfettamente le condizioni di ritrovamento. Un sistema ideato più di 15 anni fa dal dottor Egarter che abbiamo mantenuto, in quanto rispecchia il luogo naturale di ritrovamento di Ötzi, con l’idea di proseguire quello che la natura ha fatto per noi per cinque millenni».
L’obiettivo principe dello staff medico è evitare a ogni
costo il deterioramento della preziosissima mummia altoatesina. «Il reperto, in sé, non è sterile ma bisogna prevenire che si depositino sulla superficie altri microbatteri o germi che possano danneggiarlo o contaminarlo inficiando eventuali analisi molecolari future — prosegue la dottoressa —. Ogni volta che entriamo nella cella e veniamo a contatto con Ötzi cerchiamo di impattare il meno possibile, valutiamo a occhio nudo la superficie della mummia e, periodicamente, effettuiamo accurate analisi microbiologiche. Solo visitando il museo la gente si accorge che siamo di fronte a un patrimonio inestimabile che ci ha insegnato e continua a insegnarci tantissimo della storia dell’uomo ed è importante che questo sapere venga trasmesso alle future generazioni».
Tra gli aspetti che suscitano sempre grade curiosità, nella speciale visita annuale, c’è il complesso e mastodontico sistema di tubature, macchinari, computer e liquidi di mantenimento che, chiuso in numerose stanze inaccessibili per 364 giorni l’anno, consente di refrigerare la teca di Ötzi. «È davvero impressionante vedere la cella frigorifera da dietro, mentre davanti si vede solo una finestrella di una piccola stanza in vetro senza sospettare in cosa consista il sistema tecnico e informatico che tutto ciò richiede: quanto know how, quanta organizzazione, quanta energia, quanta tecnologia — conclude Martina Tauber —. E ad esserne incuriositi sono soprattutto i nostri tecnologicissimi giovani che hanno davanti agli occhi il mistero e la fragilità dell’essere umano ma anche la meraviglia dei saperi che l’uomo ha sviluppato».