Obiettivo primario il legame con il territorio, basato sulla conservazione della memoria «Giovani e tradizioni Ecco i miei progetti»
Salomoni, prima presidente donna dell’Accademia degli Agiati
«Capisco che la mia elezione possa suscitare curiosità. Mi meraviglio, piuttosto, che in 250 anni non ci sia mai stata una presidente donna in Accademia. È un percorso abbastanza naturale, avendomi già nella precedente consiliatura onorata con l’elezione a vicepresidente». Risponde così Patricia Salomoni, la nuova presidente dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, di fronte all’importanza, anche simbolica, della nomina a prima presidente donna dell’Accademia Roveretana degli Agiati, fondata nel 1750. Nata a Rovereto nel 1948, laurea in lettere classiche, Salomoni ha insegnato latino e greco prima al liceo classico Prati di Trento poi al Rosmini di Rovereto. Diversi i suoi incarichi, nomine, pubblicazioni, partecipazioni a convegni, concentrando i suoi studi attorno alle figure di Antonio Rosmini ed Ettore Romagnoli. Nel giugno 2013 è stata nominata socia ordinaria dell’Accademia degli Agiati di Rovereto per la classe di «Lettere e Arti», per diventarne vicepresidente nel
2018.
Salomoni, considera la sua elezione come esito naturale di un percorso?
«Ho accettato la proposta dopo averci pensato a lungo, perché si tratta di un’eredità molto pesante da raccogliere, se consideriamo i miei predecessori: Livio Caffieri, Fabrizio Rasera e Stefano Ferrari, che hanno traghettato l’Accademia nel XXI secolo, ma soprattutto l’hanno portata a livelli di eccellenza che solo pochi istituti che si fondano sul volontariato possono raggiungere. Ho il loro esempio e la loro guida. Certo, ogni presidente porta la propria sensibilità e formazione, una fisionomia e politica culturale all’Accademia, naturalmente insieme al consiglio accademico».
Un consiglio profondamente rinnovato.
«Si tratta di un rinnovamento al 50 per cento. Una novità che riguarda una maggiore presenza femminile (quattro donne, compreso l’assessora alla cultura del Comune di Rovereto Micol Cossali, ndr), l’ingresso di persone giovani e una rappresentanza di tanti saperi. Si spazia dalla musica al diritto, dalla fisica quantistica alla filosofia, poi storia, letteratura, scienze matematiche».
Quali sono gli obiettivi dell’Accademia oggi?
«Il legame con il territorio, innanzitutto, attraverso due declinazioni: conservarne la memoria storica, con un’attenzione all’opera intellettuale che i nostri antenati hanno sviluppato in questa città, facendola crescere e diventare quella che oggi è, sia dal punto di vista economico, sia culturale e sociale. Accanto a ciò, è necessario lo stesso impegno nei confronti degli stimoli culturali di una società in continua evoluzione».
Da cosa vorrebbe iniziare? «Forse ora è un po’ prematuro parlarne, ma il legame con il territorio significa anche mantenere e far crescere una rete di rapporti con le altre istituzioni culturali e con i nostri soci sostenitori. Dobbiamo
tener presente che un’associazione come l’Accademia ha bisogno del sostegno e finanziamento di alcuni soci, per esempio le imprese, a parte i nostri soci patrocinatori che sono la Fondazione Caritro e il Comune di Rovereto. Abbiamo la responsabilità di restituire alla collettività i benefici che riceviamo sotto forma di produzione e divulgazione culturale».
E il patrimonio esistente dell’Accademia?
«L’Accademia possiede un patrimonio librario, archivistico e artistico che è fondamentale venga valorizzato. Per questo serve anche un lavoro di ricognizione e di catalogazione che permetta agli studiosi una consultazione più agile e una maggiore conoscenza attraverso dei cataloghi bibliografici».
E per quanto riguarda l’avvicinamento delle giovani generazioni all’Accademia?
Serve un lavoro di ricognizione e di catalogazione del patrimonio esistente
«La pandemia ha reso difficili molti percorsi già intrapresi con le scuole. L’idea è di fare delle proposte che possano rendere studentesse e studenti più protagonisti, e non semplici spettatori».