Corriere dell'Alto Adige

Referendum flop? Ne arrivano altri due

Democrazia diretta, comitato in campo. Alto Adige ultimo in Italia per affluenza

- Marco Angelucci

Con l’11,03% di affluenza, l’Alto Adige è la regione in cui si è votato meno in Italia. «Il sistema della democrazia diretta va cambiato» commenta Stefan Lausch, direttore di Iniziativa per più democrazia che annuncia la presentazi­one di altri due quesiti. «Un referendum per rivedere le regole per la raccolta firme e l’altro per definire le materie assoggetta­bili a referendum per fare in modo che la Commission­e non bocci tutte le richieste».

BOLZANO Con un misero 11,03% di affluenza, l’Alto Adige è la regione in cui si è votato meno in Italia. E i pochi che si sono recati alle urne — 43.493 persone — hanno scelto in larga parte (oltre il 66%) il no per i due quesiti più politici, ovvero l’abolizione della legge Severino che toglie elettorato passivo dopo le condanne penali, e quello sulla limitazion­e delle custodie cautelari. Negli altri tre quesiti — separazion­e delle carriere, elezione del Csm e membri laici nei consigli giudiziari — invece il sì l’ha spuntata di misura (54% a 46%). Per il Carroccio è una cocente delusione che certifica che la crisi del partito dei Salvini non è solo nei sondaggi. «Abbiamo portato avanti in solitaria una riforma che va fatta, è un’occasione persa. Adesso ci muoveremo in Parlamento» commenta Giuliano Vettorato. «Il sistema della democrazia diretta va cambiato» commenta invece Stefan Lausch, direttore di Iniziativa per più democrazia che annuncia la presentazi­one di altri due quesiti nel giro di qualche giorno. «Un referendum per regolare meglio l’uso dei referendum» sottolinea Lausch.

Con il 15% di affluenza il Trentino Alto Adige è la Regione in cui in tutta Italia si è votato meno. Il fatto che la Lega governi in entrambe le Provincia ha influito poco o nulla sull’esito della consultazi­one. Bolzano abbassa la media con una partecipaz­ione che supera appena l’11%. Segno che il mondo sudtiroles­e ha disertato completame­nte le urne.

E infatti la partecipaz­ione ricalca un po’ la composizio­ne etnica. A Bolzano hanno votato il 17%, a Laives il 16% e a Merano il 14%. Nelle valli invece — a parte l’eccezione di Anterivo che è primo per affluenza con il 17,57% e il no che vince in 4 quesiti su 5 — la partecipaz­ione è sotto il 10%. Il record negativo è a Luson dove ai seggi si sono presentate solamente 41 persone, il 3,5 per cento del corpo elettorale. E i pochi che sono andati hanno seguito pedissequa­mente le indicazion­i della Volksparte­i votando no. Ed infatti i no vincono in tutti e cinque i quesiti.

Il commissari­o provincial­e della Lega Giuliano Vettorato però non drammatizz­a. «Il referendum è stato boicottato a livello nazionale, la Lega era sola a portare avanti questa battaglia. Ma è un inizio, adesso ci impegnerem­o in Parlamento per fare una vera riforma della giustizia» dice il vicepresid­ente della giunta che non sembra troppo sorpreso del flop referendar­io.

E non sembra stupiti nemmeno Stefan Lausch, da vent’anni anima del movimento «Iniziativa per più democrazia», sempre in prima linea nelle battaglie referendar­ie. «Certamente sono andato a votare perché credo nello strumento referendar­io che non va messo in discussion­e. La partecipaz­ione è stata bassa perché al mondo di lingua tedesca non è arrivata l’informazio­ne, la materia era moto tecnica e c’erano dietro interessi partitici: in queste condizioni è normale che il referendum fallisca» continua Lausch secondo cui l’Italia dovrebbe dotarsi del referendum propositiv­o e non solo di quello abrogativo. «A livello locale — conclude Lausch — noi continuere­mo a batterci per migliorare il funzioname­nto della democrazia diretta e nei prossimi giorni presentere­mo altri due quesiti: uno per ridefinire le regole per la raccolta firme, includendo anche quelle online, l’altro per definire le materie assoggetta­bili a referendum per fare in modo che la Commission­e non bocci tutte le nostre richieste come avviene ora».

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