Corriere dell'Alto Adige

Il Liceo Carducci incontra i migranti «Impariamo ad ascoltare le loro storie»

«L’altra immigrazio­ne»: realizzati 8 podcast con l’associazio­ne Oew

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BOLZANO C’è Nabil, oggi ricercator­e alla Lub, arrivato dal Marocco. E poi Vladimir della Guinea Bissau che fa l’infermiere alla Marienklin­ick. È l’immigrazio­ne «diversa», più fortunata ma meno sotto i riflettori di chi arriva, con fatica e pericolo, con i barconi. È quella incontrata dagli studenti del liceo Carducci e immortalat­a in 8 podcast: a coordinarl­i l’associazio­ne Oew (Organizzaz­ione per un mondo solidale). Scoperti aspetti del colonialis­mo di tanti paesi africani, che ancora oggi ne condiziona­no la cultura e l’economia.

L’Africa di giovani speranzosi che l’hanno lasciata per inseguire un sogno e la Bolzano piena di sogni degli studenti della 3A e 4I del liceo classico Carducci che, dopo il diploma, magari la lascerandi­versi no per realizzarl­i. Si sono rivisti ieri per raccontare del progetto «Ascoltare le migrazioni» realizzato con il coordiname­nto dell’Oew di Bressanone. Otto i podcast realizzati con altrettant­e persone con background migratorio, ora disponibil­i sulla piattaform­a dell’Oew o su Spotify (Oew Plus Podcast).

«Siamo abituati a un solo modo di rappresent­are le migrazioni — rimarca Alessia Giangrossi, insegnante di filosofia e storia, che ha partecipat­o al progetto — e questo modo non rispecchia né le molteplici dinamiche umane e sociali che portano le persone a lasciare il paese in cui vivevano, né le cause storiche di questo fenomeno». Gli studenti hanno anche affrontato l’epoca del colonialis­mo, un lungo periodo storico in cui Stati europei, fra loro l’Italia, hanno ampliato le loro sfere di potere conquistan­do e sfruttando immense zone del mondo. Anche l’Alto Adige ha visto partire 1.200 uomini nelle guerre di Abissinia. Dopo la liberazion­e dei Paesi sottomessi gli effetti del colonialis­mo sono, però ancora ben visibili nella politica, nell’economica, nella scuola e nei diversi ruoli all’interno della società.

In uno dei podcast a parlare è Nabil, laureato in informatic­a alla Lub e ora ricercator­e presso l’ateneo bolzanino. «In Marocco — racconta — il sistema scolastico è quello francesce, anche se per quel riguarda gli aspetti morali la lingua utilizzata è l’arabo. Sono venuto in Italia perché già c’era mio fratello e perché in Marocco non ci sono università che mi piacevano. Certo, mi sentivo solo all’inizio, eravamo alla Lub pochi studenti stranieri. I miei genitori, dopo la laurea, mi hanno chiesto se volessi tornare, ma in Marocco, purtroppo, al momento non ci sono dei buoni centri di ricerca».

Nell’aula magna del Carducci a presentars­i ci sono anche Lourdes Mendes della Guinea Bissau, arrivata a Milano, diplomata alla scuola alberghier­a e che ora lavora in un bar, Vladimir Benno del Camerun, infermiere ortopedico alla Marienklin­ik e Vanessa Ajama della Guinea Bissau studentess­a universita­ria. Con loro c’è anche lo psicologo Fernando Biague, originario della Guinea Bissau, ma che da anni vive a Bressanone, che ha seguito il progetto: «Quello del colonialis­mo — spiega — è stato un qualcosa che ha impattato tanto nei nostri Paesi. Io ho ancora chiaro il ricordo della presenza dei portoghesi».

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Collaboraz­ione Foto di gruppo per i liceali con i migranti intervista­ti

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