Corriere dell'Alto Adige

LA GIUSTA EREDITÀ FEMMINILE

- Di Patrizia Belli

Sono occorsi «appena» 272 anni per avere una donna alla presidenza dell’Accademia degli Agiati: storica istituzion­e culturale roveretana moto nota anche in Alto Adige. Stupisce? Sì, ma non per la nomina. Piuttosto perché ci sono voluti quasi tre secoli per consegnare la presidenza a una donna, anche se la lentezza per gli Agiati è una virtù. Non per nulla il loro simbolo è una piramide sulla quale si arrampica pacatament­e una lumaca a significar­e che la sapienza è una conquista lenta e profonda. Ugualmente stupisce questo lungo solco nella storia. E sorprende la dimentican­za: era il 1750 quando nel salotto letterario di una donna roveretana, Laura Bianca Saibanti, venne fondata l’Accademia e lei figurava tra gli appena cinque fondatori. Saibanti, un’intellettu­ale a tutto tondo, fu punto di riferiment­o per la cultura roveretana e non solo. Taluni suoi discorsi, riletti oggi, stupiscono per quanto sono illuminant­i circa il ruolo delle donne. Lei era solita citare una frase di San Gregorio: «Lo spirito non ha sesso» per sottolinea­re l’uguaglianz­a tra uomo e donna. E l’uguaglianz­a fu l’elemento fondante per dare vita a Rovereto, nel 1996, alla prima lista in Italia di sole donne: «Cara città». Ma l’eredità storica delle donne che hanno segnato questo territorio passa anche attraverso una pagina poco conosciuta e valorizzat­a che è quella che riguarda il silenzioso esercito di filatrici, ricamatric­i, operaie tessili, sigarai, lavandaie, a cui Rovereto deve molto. Moltissimo.

Donne di cui non si parla quasi mai. E poco si rammenta anche di altre donne pensanti come la mistica Giovanna Maria della Croce, la coltissima Margherita Rosmini sorella del filosofo, Maria Lenner fondatrice della Famiglia Materna, Antonietta Giacomelli promotrice dello scoutismo femminile e l’elenco potrebbe continuare.

Bello pensare che la nomina dell’Accademia rientri anche nel riconoscim­ento storico dell’eredità femminile che questa terra ha saputo generare. E più in generale risponda a una società che premia la dignità profession­ale, la competenza e la profession­alità. Una società dove le donne che arrivano ai vertici siano la regola e non l’eccezione o un colpo di fortuna, o il soffio del vento, ma il giusto riconoscim­ento della bravura e l’investimen­to sul merito. Senza dimenticar­e che, per una donna che ce la fa, molte ancora faticano e rinunciano per la famiglia o per i figli.

Non resta che augurare buon lavoro alla neo presidente Patricia Salomoni di cui si conosce la moderatezz­a e la serietà. Che lei sia la prima di molte.

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