Messner, il Nepal e il regalo agli sherpa
Apre la mostra sulle «Fibre delle montagne». E l’alpinista pensa a un museo in Asia
È il Nepal la terra che sta nel cuore di Reinhold Messner ed è a questo Paese che non smette di pensare e al quale dedica ogni possibile iniziativa. Una conferma arriva dalla presentazione presso il Messner Mountain Museum di Castel Firmiano della mostra «Fibres on the mountain», le fibre della montagna alle quali il museo del grande scalatore ha dato spazio. La mostra è stata presentata da Magdalena, figlia di Messner.
Èil Nepal la terra che sta nel cuore di Reinhold Messner ed è a questo Paese che non smette di pensare e al quale dedica ogni possibile iniziativa. Ne abbiamo avuto ancora una volta conferma alla presentazione presso il Messner Mountain Museum di Castel Firmiano a Bolzano, della mostra «Fibres on the mountain», le fibre della montagna alle quali il museo del grande scalatore ha dato spazio. Magdalena, la figlia alla quale ormai Messner ha delegato la conduzione e direzione dei suoi musei, ne ha spiegato la genesi.
«L’idea di questa mostra è di Daniel Costa, anche lui uomo innamorato del Nepal dove ha vissuto, che ce l’ha proposta – spiega la figlia dello scalatore degli Ottomila – e che abbiamo pensato di realizzate qui, dove si respira aria di quelle montagne». È poi lo stesso Costa a parlare delle opere che sono esposte, «opere che hanno le loro radici nelle montagne del Nepal. Sono radicate nella terra dove pascola gli yak, pecore e capre, che durante migliaia di anni hanno imparato a vivere in condizione estreme. I tessuti esposti – spiega ancora sono il risultato delle mie ricerche di tecniche di lavorazione desuete e dimenticate, ma anche quotidiane e molto complesse. Sono tessuti che parlano delle impressioni di vita fra le montagne del Nepal e dell’Alto Adige, ma soprattutto del mio paesaggio interiore, mi aiutano a sentire, a capire la fibra e la montagna e a usarle nel modo che mi è più consono».
Alla presentazione della mostra è stato poi lo stesso Reinhold Messner a prendere la parola: «Non mi sono ritirato a vita privata – ha esordito in tono scherzoso – ho solo lasciato la conduzione amministrativa e burocratica dei musei a mia figlia per essere libero di concentrarmi sulle altre cose». Ed ecco infatti che dal suo «cilindro» di idee ne ha estratta una nuova che parla ancora di Nepal. «Siamo in fase avanzata per la creazione di un museo proprio tra quelle montagne, un museo che parla della storia centenaria degli sherpa che sono un popolo stabilitosi lassù, non delle semplici guide o dei portatori di tutti noi che abbiamo sfidato quelle vette. Un museo – ancora Messner – che racconta storie di vita di gente votata alla conservazione e protezione della montagna e del suo ambiente». E sul raccontare storie nei suoi musei Messner insiste quando spiega con orgoglio che Lonely Planet ha inserito i MMM tra i 12 migliori musei d’Europa descrivendoli come un mosaico di sei musei nelle Alpi italiane, una narrazione sulla montagna nei suoi vari aspetti. «Ci hanno scelto – spiega lo scalatore – perché nei nostri musei raccontiamo storie di uomini e in questo siamo diversi dai musei tradizionalmente intesi».
L’inaugurazione di Fibres on the Mountain è stata anche l’occasione per presentare il ricco programma di eventi dell’estate che ruota attorno alla figura di Reinhold Messner ed ai suoi musei. Dai dialoghi intorno al fuoco in cui Messner racconta la sua storia e risponde alle domande, al «MMM Corones by night» ovvero vivere Plan de Corones in versione notturna, al film muto sulla montagna, proiettato in una serata dopo la visita al museo di Castel Firmiano. Tutti eventi in compagnia di Reinhold Messner che in questo senso certamente non si risparmia. Appuntamento sui generis sarà «Autono…who cares?» una manifestazione open air che nulla ha a che vedere con la montagna in sé, ma che riguarda Castel Firmiano, dove essa si svolgerà e dove, come si ricorderà, simbolicamente, iniziò la storia dello Statuto di Autonomia dell’Alto Adige 50 anni fa con una grande manifestazione. Nelle intenzioni degli organizzatori c’è la volontà di «comunicare» l’Autonomia con un giusto approccio culturale e in modo moderno. «Sarà un processo di riscrittura collettiva multilingue – hanno spiegato gli ideatori - con l’inserimento di nuovi valori per una futura coesistenza in Alto Adige e in Europa».