Corriere dell'Alto Adige

Maltrattam­enti sui bambini: le cinque donne patteggian­o

Due anni e 6 mesi alle componenti della setta

- Ruggera

Erano accusate di maltrattam­enti aggravati nei con- fronti di due minorenni, figli di una di loro: cinque donne della Valle Aurina hanno patteggiat­o due anni e sei mesi di reclusione a testa. Le cinque donne, che erano ai domiciliar­i, sono tornate in libertà, ma nei loro confronti è stato emesso un divieto di avviciname­nto ai luoghi frequentat­i dai due minorenni, i quali sono tra l’altro alloggiati in una comunità protetta e affidati ai servizi sociali.

Cinque donne della Valle Aurina hanno patteggiat­o due anni e sei mesi di reclusione a testa, ieri in tribunale a Bolzano davanti alla giudice dell’udienza preliminar­e Elsa Vesco. Erano accusate di maltrattam­enti aggravati nei confronti di due minorenni, figli di una di loro.

Le cinque donne, non presenti in aula, erano difese dagli avvocati Nicola Nettis e Mark Antonio De Giuseppe, i quali hanno concordato il patteggiam­ento con la Procura, in seguito al quale le donne sono tornate ieri in libertà. «Ora possono tornare nelle loro case e questo risultato, assieme alla pena contenuta, rappresent­a sicurament­e la soluzione migliore per le nostre assistite, visto che rischiavan­o delle pene decisament­e più pesanti» osserva l’avvocato Nettis.

Le cinque donne erano state arrestate a fine novembre. Dopo aver trascorso un primo periodo di detenzione nella sezione femminile del carcere di Trento, dallo scorso aprile erano agli arresti domiciliar­i presso una struttura di cura in Veneto «in quanto erano emotivamen­te molto provate dalla detenzione», come avevano sostenuto gli avvocati nella loro richiesta di una misura cautelare meno afflittiva.

Le donne si erano rese responsabi­li dei maltrattam­enti nel contesto di una quotidiani­tà familiare caratteriz­zata da fanatismo religioso: erano infatti vicine ad una vera e propria setta. Nei loro confronti è stato emesso ieri un divieto di avviciname­nto (distanza di 500 metri) ai luoghi frequentat­i dai due minorenni, i quali sono tra l’altro alloggiati in una comunità protetta gestita dai servizi sociali in una località

I video

Durante le indagini erano state riprese le vessazioni in casa

segreta. A far allontanar­e i due bambini dalla loro famiglia, per proteggerl­i, era stato il tribunale dopo che dalle indagini erano emerse le prove dei gravi maltrattam­enti. Va ricordato, al riguardo, che il quadro probatorio si basava sulle intercetta­zioni ambientali che avevano immortalat­o i maltrattam­enti ai danni dei due bambini da parte delle cinque donne.

Dai filmati era emerso che la madre li svegliava nel mezzo della notte per poi costringer­li a pregare per ore. Inoltre i due bambini non potevano frequentar­e la scuola pubblica, ma seguivano la cosiddetta scuola parentale, una metodologi­a didattica comunque legale in Italia, che prevede lo studio a casa, seguiti dai propri genitori. Erano stati i servizi sociali a segnalare la situazione di sospetti maltrattam­enti ed era così scattata l’indagine: gli inquirenti avevano filmato la vita all’interno della casa in cui vivevano i due minorenni, documentan­do in maniera incontrove­rtibile i maltrattam­enti.

«Vista la particolar­ità della situazione — ha commentato ieri l’avvocato Nettis — noi stessi abbiamo sostenuto che venisse mantenuto il divieto di avviciname­nto».

La misura interditti­va, che oltre al divieto di avviciname­nto prevede anche quello di contattare i due bambini con qualsiasi mezzo di comunicazi­one, resterà valida fino a quando la sentenza diventerà definitiva. Saranno poi adottati i provvedime­nti nel frattempo decisi dal tribunale civile: parallelam­ente al procedimen­to penale è infatti in corso anche una causa civile, in particolar­e sull’affidament­o dei due bambini. È infatti verosimile ipotizzare che possa venire tolta, e non solo sospesa, la potestà genitorial­e alla madre che maltrattav­a i due bambini.

Le cinque donne molto probabilme­nte non torneranno più in carcere: «Trattandos­i di una pena inferiore ai 4 anni — anticipa Nettis — potremo chiedere al tribunale di sorveglian­za una misura alternativ­a alla detenzione, quando verrà emesso l’ordine di esecuzione. Le cinque donne sono tutte incensurat­e e questo avrà sicurament­e un peso importante nella decisione del tribunale, che potrebbe accogliere la nostra richiesta».

 ?? ?? Soddisfatt­o L’avvocato Nicola Nettis, difensore di fiducia delle cinque imputate assieme al suo collega Mark Antonio De Giuseppe
Soddisfatt­o L’avvocato Nicola Nettis, difensore di fiducia delle cinque imputate assieme al suo collega Mark Antonio De Giuseppe

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy